Sì, c'è molto Buzzati nelle Storie di un'altra storia di Mauro Germani (Calibano Editore, pagine 146, euro 14,00) e del resto l'autore aveva pubblicato nel 2012 L'atteso e l'ignoto. L'opera multiforme di Dino Buzzati. Ben comprensibile e apprezzabile è dunque l'immedesimazione con un maestro che anch'io considero mio maestro (nel mio caso, un discepolato affettivo e di ammirazione). Dunque, sarebbero da calibrare le differenze fra l'immaginario di Buzzati e quello di Germani. Per dirlo approssimativamente e in breve, il "mistero", l'"oltre" di Buzzati è sempre razionalmente controllato, al punto che dopo aver letto un racconto buzzatiano sembra che l'autore, strizzando l'occhio, dica: "Ti è piaciuto? Guarda che in fondo, forse, abbiamo scherzato". Tutto, in Germani, è invece estremamente serio ed esplicito: «Nulla inganna di più l'uomo di ciò che egli chiama realtà, se non la collega a una verità superiore». Buzzati non si occupa della "verità superiore", al più non la esclude; per Germani, invece, la "verità superiore" è messa in esergo con le parole di san Paolo nella Prima Lettera ai Corinzi (13, 12): «Ora vediamo come in uno specchio, in maniera confusa; ma allora vedremo faccia a faccia». La più buzzatiana delle sue storie è L'anima della città, dove la città è, inevitabilmente, Milano: «Gli animisti, per così dire, portano a sostegno delle loro tesi considerazioni e prove di diverso genere. Secondo alcuni l'anima di Milano risiederebbe tra via San Carpoforo e via Fiori Chiari. Pare che in certe notti speciali sia possibile udire in questa zona una specie di lungo mugolio simile a un lamento. Qualcuno, addirittura, afferma di averla fotografata. Sarebbe simile a una nebbiolina fosforescente o a un vapore luminoso in grado di assumere strane forme come quelle delle nuvole, e la sua apparizione avrebbe una durata brevissima, di due o tre minuti». Inoltre «tutti gli animisti concordano sugli effetti che provoca: un'emozione molto intensa, associata a una profonda malinconia che, talvolta, porta perfino alle lacrime». È lo spleen di Milano, e non si poteva dirlo meglio. Ma dove si riconosce Germani, non più Buzzati, è nella chiusa: «Forse non sono stato capace di ascoltare o forse, più semplicemente, mi sono lasciato suggestionare, e l'anima della città non esiste proprio. C'è solo la mia, invece, che mi chiama, mi parla, e io non la voglio sentire fino in fondo, perché ho paura di sapere la sua verità». Nella Conferenza speciale troviamo una dichiarazione esplicita: «L'uomo vive circondato da migliaia di presenza invisibili, di forze nascoste che lo possiedono senza che se ne accorga; assalito da spiriti che lo chiamano in ogni momento e scuotono e strappano la sua anima. Ah, sapeste che lotte! L'universo è un campo di battaglie segrete, di scontri senza tregua, di vittorie e di sconfitte che si alternano in continuazione». Del resto, il logo di Calibano Editore è un libro aperto sul quale si è posato un piccolo fantasma.
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