La umanità non cambia mai. Non potrebbe essere una affermazione di chatgpt perchè non sembra affatto logica, contraddice ogni elaborazione postuma e positivista dei principi di evoluzione. L’avatar di turno si produrrebbe in distinguo di ogni sorta per dire che sì, la umanità si evolve se “questo o quello” aggiungendo “mi dispiace se ti ho offeso in qualità di essere umano”. Tanto sono burloni gli ingegneri dietro gli algoritmi. Potrebbe essere già un discrimine tra il reale human e questo primo mondo IA (ne seguiranno molti) che in fondo aspira ancora ad essere politicamente corretto, concluso in sé, domande e risposte, dubbi e soluzioni, un pò moralista e ipocrita. Ogni singolo giorno in ogni singolo evento tendiamo a ripeterci con comportamenti prevedibili fino alla nausea. La reiterazione compulsiva non distingue tra eventi tragici, gioiosi, banali. Si ripete e basta. Che Geoffrey Hinton si sia svegliato qualche giorno fa con attitudine salvifica in un atto di contrizione riparatrice è un pattern universalmente frequentato, vecchio come il mondo. Succede a tutti prima o poi, dai santi ai tiranni, dalla plutocrazia di stato ai funzionari minori, dai religiosi ai contabili, dall’uomo comune alla celebrità. Dipende da come ti è andata la giornata, dagli ormoni, dalle ciclotimie che vanno e vengono, da senilità vissute male, sui social se ne trova un campionario sconfortante.
La esternazione tardivo apocalittica dell’informatico britannico non avrebbe attirato la mia attenzione più di tanto, assimilabile com’è alle specie di cui sopra, non fosse che tutto a un tratto la stampa del mondo si accorge, guarda un pò, della pericolosità delle IA e del mondo che sottendono. Il giorno prima tutti a tessere le lodi dei vari metaversi potenziati di cervelli artificiali, delle facilitazioni che gli LLMS possono portare alle attività umane, poi un pifferaio più che attempato si risveglia e tutti dietro a recitarne le disgrazie. Ecatombe prossima ventura profetizzata da chi ha contribuito, per lo meno come manager, ad apparecchiarla costruendoci una pensione di tutto rispetto.
Le masse vanno al traino, si tratta di mercato, è una banalità che va sempre ripetuta. È di tutta evidenza che le IA si impossesseranno di ogni contesto in modo endemico proprio a causa dei guadagni che promettono di far realizzare con tagli ai posti di lavoro e semplificazioni micidiali. Giustizia, medicina, religione, filosofia, letteratura, arte, cucina, fai da te e ogni altra cosa riescano ad imitare, saranno in balìa dei programmatori e di chi li paga, inutile fingere che non sia così. Non c’è modo di fermare il processo. Non serve un improbabile profeta, il senso critico, se lo applicassimo con la nostra testa, ci mostrerebbe come stanno le cose.
Negli stessi giorni sequestrati dal fuoco fatuo di Geoffrey Hinton usciva una agenzia realmente preoccupante, che mi ha segnato nel profondo e trasmesso tutto il dramma delle IA: gli aforismi che si trovano nei biscotti della fortuna di OpenFortune, un affare da circa tre miliardi di dolcetti, saranno scritti dagli algoritmi. Mi è crollato il mondo addosso, quel meraviglioso, superfluo, inutile complemento dell’industria dolciaria era a suo modo un baluardo di umanità insostituibile, anche sotto forma di relitto minimo destinato ad affondare nel mare delle nostre bulimie indifferenti. Chi non ha letto nella sua vita una di quelle citazioni così fuori contesto da risultare poetiche, fuga di un istante dalla routine del giorno?
In questa notizia è tutto il mostruoso cambiamento che sta già avvenendo, ma a noi, pronti ad appiattirci per un giochino sullo smartphone o un selfie che hanno preso il posto del vecchio piatto di minestra, è sfuggito, menti prone alla qualunque delle tecnologie anestetiche. Noi siamo il pericolo, noi che costruiamo l’arma e poi tiriamo indietro la mano, da sempre. Biscotto batte Geoffrey Hinton 1-0 (neanche a dirlo, binario pure questo, non se ne esce).
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