Leggi, vedi la firma e resti sbalordito. Venerdì su "Repubblica" (pp. 1 e 56) Gustavo Zagrebelsky conclude una tirata, "La Chiesa, lo Stato e l'arroganza della verità", scrivendo che il Concilio Vaticano II «inibì ai laici di invocare l'autorità della Chiesa a sostegno delle loro posizioni nella sfera politica e sociale», ma di suo aggiunge - testuale - che ciò «evidentemente comporta il reciproco, la necessaria astensione della Chiesa da ogni iniziativa volta a impegnare, in quella stessa sfera, la coscienza dei fedeli». Dunque "evidentemente" la Chiesa non può e non deve più parlare con autorità alle "coscienze dei fedeli"! Mai! Anche se si tratta di vita e morte, matrimonio e famiglia, solidarietà e giustizia sociale, fame e oppressione dei popoli? Anche! Dal Concilio verrebbe - sostiene Zagrebelsky su "Repubblica" - una Chiesa del silenzio. Talora certa lucidità conduce alla follia. In tono minore vale anche per il "dotto" Gravagnuolo che("Unità", 14/9, p. 26) - «resistere, resistere, resistere!» - arriva a scrivere che non è vero, come hanno scritto tutti, che il grande filosofo Habermas giovedì a Roma ha bacchettato un "laicismo" che pretende di ridurre al silenzio e all'irrilevanza ogni religiosità, in particolare cristiana e cattolica, e perciò anche i cittadini credenti come tali, e poi conclude il suo sfogo bacchettando anche Walter Veltroni: troppo conciliante con i preti! Zagrebelsky e Gravagnuolo in pericolosa nevrosi laicista: e tu pensi a Simplicio, che per non smentirsi rifiutò di guardare nel cannocchiale di Galileo. Lui aristotelico, loro aristotel(a)ici!
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