Al festival dell'incompetenza c'è chi «c'è» e chi «ci fa». C'è, di sicuro, Alessandra Farkas, che da New York sul «Corsera» (5/2) scrive delle «paure religiose» degli americani mescolando tutto, arrivando a citare ciò che - testuale - «recita il salmo 1:20 del Vangelo». Leggi e scopri che il Vangelo è fatto di «salmi»! «C'è», un po', anche Monica Bottino che sul «Giornale» (2/2) crea di suo «cardinale» mons. Milingo. Tanto non costa nulla! La verità è che su altri temi abbondano quelli che «ci fanno». Anche illustri. Ieri su «Repubblica», p. es., Stefano Rodotà comincia lodando l'ex presidente Scalfaro che ha ricordato «l'enorme saggezza» della Costituente che «non fece votare su Dio». Il titolo è, infatti, «Se Dio entra nella Carta della nuova Europa». E dentro, p. 10 e 11 tutte su «Dio e Costituzione Europea», con il filosofo Cacciari che insegna: «Se fossi Wojtyla direi: non lo nominate invano». Ci fanno, ci fanno! Perché la questione non è di «nominare Dio» o di «votare su Dio», ma di prendere atto del fatto che alla radice europea, cultura e civiltà, c'è un apporto di tre millenni ebraico-cristiani e di non cancellarlo come fosse offensivo. Di cosa, poi? Ci sono anche radici greco-romane? E umanistico-laiche? Benissimo! Chi impedisce di ricordarle? Ma è sicuro che senso della storia, della persona libera, della fraternità, e persino - vedi tu! - della distinzione tra Dio e Cesare, e quindi della «laicità» autentica, vengono dalla radice biblica... È un fatto. E allora? Allora in tanti, anche illustri, «ci fanno». Diciamo finalmente loro di smetterla, in pagina e nella realtà?
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