Osservare all'opera un bimbo piccolo, lasciato solo a interagire con il mondo racchiuso tra le mura domestiche, è un'esperienza sorprendente e preziosa. Con ogni probabilità il nostro bimbo, potendo scegliere tra centinaia di oggetti da toccare e da prendere in mano, ignorerà tutti i tipi di giocattoli classici e punterà dritto su ciò che lo connette al mondo digitale: smartphones, tablet, schermi tv touch e così via. Un'attrazione istintiva e, da un certo punto di vista, pericolosa. Perché rivela in modo immediato la nuova dimensione cognitiva nella quale il piccolo è nato: un mondo senza confini – dove tutto è immediatamente raggiungibile – che appare come un immenso oceano piatto nel quale tutto è immerso, con lo stesso peso e lo stesso grado d'importanza. Si tratta di un mondo orizzontale, che ha rinunciato tendenzialmente a ogni modello di gerarchia, a ogni discrimine valoriale, a ogni forma di logica classica. È un mondo che, parafrasando Baumann, ha superato rapidamente la fase liquida ed è diventato addirittura gassoso.
Il mondo digitale sta cambiando profondamente le dinamiche di apprendimento e addirittura i modelli di ragionamento. Il rapporto causa-effetto, il metodo deduttivo e quello induttivo, ovvero le splendide eredità
della grande cultura classica, vengono superati e accantonati dai nuovi paradigmi della cultura digitale come l'iper-connessione, che trasforma tutto in una gigantesca rete senza un centro concettuale e logico di riferimento. E nella quale non esiste più un prima e un dopo, ma tutto è contemporaneo, presente e immanente.
In questo nuovo mondo la mente del bimbo si trasforma, "digitalizzandosi" giorno per giorno e perdendo quei riferimenti logici che tutte le generazioni precedenti danno per scontati. E al tempo stesso si trasformano anche le sue modalità di comportamento: la manualità non è più lo strumento principale per conoscere il mondo, ma è solo una delle alternative possibili, spesso la meno attraente.
È impossibile naturalmente rifiutare il mondo digitale: privare il nostro bimbo di tutto questo vorrebbe dire trasformarlo in un "alieno", incapace di interagire con i coetanei e in fondo con la stessa realtà. Ma è essenziale integrare nuovo e vecchio mondo, digitalizzazione e logica, connessioni e cultura, istinto touch e manualità. Una sfida complessa e controcorrente per i "buoni maestri", genitori e insegnanti, ma vitale per il futuro dei nostri piccoli.
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