Partecipo in questi giorni alla Scuola di formazione che l'Ucsi ha intitolato a Giancarlo Zizola e che si svolge ad Assisi, presso le strutture della Pro Civitate Christiana (alias Cittadella). Perciò è da queste sale, che hanno visto passare tanta storia del cattolicesimo italiano degli ultimi decenni, che conduco, tra una lezione e l'altra, il mio quotidiano monitoraggio dell'informazione religiosa sul web, assistito da un'adeguata rete wi-fi.
Mentre vedo che sugli espositori fa bella mostra di sé l'ultimo numero di “Rocca” ( tinyurl.com/y76t6lse ), il quindicinale che si cucina qui da 76 anni, sento al centralino che qualcuno cerca Anna Portoghese, e decido che non mi posso far scappare l'occasione di trasformare in una persona in carne e ossa una firma che mi è nota da sempre. Me la presentano: mi sorride e subito mi racconta che fu inviata a Roma, trentenne e poco più, per raccontare il Concilio Vaticano II, in particolare le aperture in ambito ecumenico. Era appena entrata come volontaria nella Pro Civitate Christiana e non aveva troppa familiarità con il giornalismo, ma in tal modo, dice, ebbe il dono di incontrare e intervistare i maggiori protagonisti della Chiesa e della teologia dell'epoca. È tuttora pubblicista ed è tuttora membro del piccolo gruppo che si dichiara, sul colophon, «collegialmente responsabile della direzione e gestione della rivista».
Un aneddoto raccontato da un comune amico mi svela la sua familiarità con i computer e internet (per un paio d'anni è stata anche su Twitter), sebbene la migrazione verso il digitale debba per forza essere avvenuta a un'età alla quale molti altri suoi coetanei hanno gettato la spugna. Cura tuttora su “Rocca” la sezione “Primi piani”, attenta selezione dalla rassegna stampa di quella decina di notizie d'attualità, religiose e non, alle quali, intuisco, assegna in tal modo lo statuto di “non dimenticabili”. Insomma, non solo siamo colleghi, ma al momento facciamo due lavori che si assomigliano. Anche il nostro incontro, per quanto breve, rimarrà per me non dimenticabile.
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