Dice Wikipedia che «in psicologia, la resilienza è la capacità di far fronte in maniera positiva agli eventi traumatici, di riorganizzare positivamente la propria vita dinanzi alle difficoltà. È la capacità di ricostruirsi restando sensibili alle opportunità positive che la vita offre, senza perdere la propria umanità».Ecco, credo che avremo bisogno di tanta resilienza per riprenderci e reagire rispetto agli eventi tragici di questi giorni. Continuando a tenerli nella mente e nel cuore, per carità: è quello che i siti e i blog di attualità ecclesiale di cui racconto abitualmente stanno ancora facendo, mantenendo quasi la stessa intensità delle prime ore, che era di una pagina web su due. È dunque dall'altra metà che pesco due immagini, grazie alle quali ho potuto fare qualche passo da resiliente.La prima, sul sito di “Famiglia Cristiana” ( http://tinyurl.com/pd6m33u ), mostra Angelina Jolie che, incapace di rinunciare al suo approccio seduttivo, porge, maliarda, la mano a un comprensibilmente distratto papa Francesco, il quale non ha affatto assistito alla proiezione, presso la Pontificia accademia delle scienze, del film Unbroken, che l'artista ha diretto, ma ha appena incontrato (o sta per farlo) con ben diversa partecipazione l'arcivescovo di Parigi, cardinale Vingt-Trois.La seconda, un delizioso video ripreso dal blog “Cantuale Antonianum” ( http://tinyurl.com/lrj49bb ), esibisce Tommy, un ministrante di 10 anni che canta in gregoriano il Puer Natus est in Bethlehem: il sacerdote americano che lo ha pubblicato argomenta sulla possibilità che «il latino» a messa, particolarmente nel canto, non allontani ma anzi attragga i fedeli, anche i più giovani. Naturalmente non mancherà chi ne trarrà argomento a favore delle celebrazioni secondo il «Vetus Ordo»…Ma quel che sento io, in questo momento, è l'incanto per la piccolezza di Tommy e della sua musica, e il disincanto per la grandezza di Angelina e del suo cinema. E sono intimamente certo di sapere a quali dei due il Papa si senta più prossimo.
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