Custodi e artigiani del Vangelo, per dare una forma autorevole nella storia alla fede: i cristiani hanno nel falegname di Nazareth un esempio attuale e profetico. E fu proprio a lui che s’ispirò san Giuseppe Marello. Era nato a Torino il 26 dicembre 1844, dove suo padre gestiva un negozio ed era amico di don Giuseppe Cottolengo al quale regalava lenzuola per gli ospiti della «Piccola Casa». Rimasto orfano di madre a 4 anni, con il papà e il fratello andò a vivere a San Martino Alfieri. A dodici anni andò in pellegrinaggio al Santuario della Misericordia di Savona e qui, nella cripta davanti all’altare di Maria, si sentì chiamato al sacerdozio. Il 31 ottobre 1856 entrò nel Seminario di Asti e, dopo un’interruzione dovuta alle difficoltà create dalle guerre d’indipendenza, fu ordinato sacerdote nel 1868 ad Asti dal vescovo Carlo Savio. Divenne poi segretario del vescovo, che lo portò con sé al Concilio Vaticano I. Ispirandosi alla figura di san Giuseppe, dichiarato nel 1870 patrono della Chiesa universale, animò tutto il suo ministero e diede vita agli Oblati di San Giuseppe, congregazione religiosa che sorse nel 1878. Sin dagli inizi del suo sacerdozio aveva intuito i bisogni della gioventù e dei poveri, oltre a preoccuparsi della ricostruzione della vita religiosa messa in difficoltà da alcune leggi statali. Nel 1889 fu scelto come vescovo di Acqui. Ai preti della sua congregazione chiedeva di essere «certosini in casa, apostoli fuori». Morì a Savona il 30 maggio 1895. È santo dal 2001.
Letture.
Romano. Gen 11,1-9; Sal 32; Rm 8,22-27; Gv 7,37-39.
Ambrosiano. Dt 6,10-19; Sal 80 (81); Mc 10,28-30.
Bizantino. Rom 1,1-7.13-17; Mt 4,23-5,13.
t.me/santoavvenire
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