La nostra esistenza dovrebbe essere un cammino verso l’essenziale, un percorso di riforma continua che ci porta al cuore della vita. In questo itinerario dell’anima verso ciò che conta risiede l’eredità sempre attuale di san Giovanni della Croce, maestro di spiritualità, riformatore e dottore della Chiesa vissuto nel XVI secolo. Nato forse nel 1540 a Fontiveros (Avila, Spagna), Giovanni rimase orfano di padre e fu costretto a continui trasferimenti assieme alla madre da una località all’altra, cercando nel frattempo di curare gli studi. Nel 1563 a Medina entrò tra i Carmelitani e venne ordinato sacerdote nel 1567 dopo gli studi di filosofia e teologia compiuti a Salamanca. Nel corso dello stesso anno incontrò santa Teresa di Gesù, che aveva ottenuto da poco dal priore generale Rossi il permesso per fondare due conventi di Carmelitani contemplativi (poi chiamati «Scalzi»), al fine di aiutare le monache da lei istituite. Il 28 novembre 1568 Giovanni fece parte del primo nucleo di riformati a Duruelo, cambiando il nome di Giovanni di San Mattia in quello di Giovanni della Croce. In questo percorso di riforma del Carmelo assunse diversi incarichi, e dal 1572 al 1577 fu anche confessore-governatore del monastero dell’Incarnazione di Avila. Venne erroneamente incolpato e incarcerato per otto mesi per un incidente interno al monastero. E fu proprio in carcere che scrisse molte delle sue poesie. Morì a 49 anni tra il 13 e il 14 dicembre 1591 a Ubeda.
Altri santi. San Pompeo di Pavia, vescovo (IV sec.); sant’Agnello di Napoli, abate (VI sec.).
Letture. Romano. Is 45,6-8.18.21-25; Sal 84; Lc 7,19-23.
Ambrosiano. Ger 30, 1. 18-22; Sal 88 (89); Zc 12, 9 – 13, 2; Mt 22, 23-33.
Bizantino. 2Tm 4,9-22; Mc 8,30-34.
t.me/santoavvenire
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