Dio non annulla l’uomo, non il Dio di Gesù Cristo, che per salvare la libertà e la dignità di ogni essere umano si è lasciato uccidere e ha attraversato la morte con tutto il suo carico di dolore. Dio non rende vana nemmeno la nostra volontà, anche quando s’incarna e unisce la propria natura alla nostra. Era su questa delicata questione che si dibatteva nel VII secolo, al tempo in cui san Mansueto si ritrovò a guidare da vescovo la comunità cristiana di Milano. Il tema delle «due volontà» di Gesù aveva acceso un vivo dibattito teologico, che però avrebbe un importante risvolto pastorale e sociale, diventando una radice preziosa dell’agire della Chiesa nella storia. La figura di san Mansueto, 40° vescovo di Milano, è legata proprio alla disputa tra monotelismo e duotelismo: in Cristo, ci si chiedeva, la volontà era unica (quella divina) o coesistevano le due volontà divina e umana? Per Mansueto affermare la presenza di due volontà significava difendere il senso più profondo del Vangelo, che rendeva “nobile” la natura umana proprio nella sua creaturalità. Ecco perché per i cristiani prendersi cura delle sorelle e dei fratelli bisognosi significa contribuire all’opera di Dio. Mansueto apparteneva a una famiglia romana e venne chiamato a guidare la Chiesa ambrosiana dal 672 al 681; nel 680 partecipò al Concilio di Roma che dichiarò ortodossa proprio la dottrina del «duotelismo».
Altri santi. San Barbato di Benevento, vescovo (610-682); beato Giuseppe Zaplata, religioso e martire (1904-1945).
Letture. Romano. Lv 19,1-2.17-18; Sal 102; 1Cor 3,16-23; Mt 5,38-48.
Ambrosiano. Os 1,9a;2,7a.b-10.16-18.21-22; Sal 102 (103); Rm 8,1-4; Lc 15,11-32.
Bizantino. Rom 13,11-14,4; Mt 6,14-21.
t.me/santoavvenire
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