Pioveva. Un'acqua sottile, fredda e invisibile cadeva sul viso e sulle giacche a vento di chi attraversava veloce la splendida piazza del mercato della città di Cracovia, dall'incredibile misura di 200 per 200 metri. I banchi di fiori sotto gli ombrelloni sembravano non dare peso al tempo autunnale e formavano un gruppo di colore tanto vivace da sostituire l'immagine del sole. Altissima, nella sua severità medioevale si alzava come a difesa della piazza la chiesa della Beatissima Vergine Maria. Per avere un'idea di quest'opera della fine del XIII secolo, classico esempio dell'architettura gotica della Polonia, basta leggere alcune sue misure: le due torri arrivano agli 80 metri d'altezza mentre l'altare all'interno dell'abside sopporta un grande armadio con le porte aperte, alto 13 metri e largo 11. Offerto dai cittadini di Cracovia negli anni 1470-80 ha figure scolpite in legno di tiglio che, dorate nelle vesti e chiari i visi, raccontano la storia di Maria. Tutta la Basilica è ornata nelle sue tre navate di colori, disegni, dipinti sì da non lasciare libero neppure un centimetro delle sue pareti. Cracovia ha un numero incredibile di chiese cattoliche a cominciare da quelle della collina del Wawel, dove i primi re polacchi costruirono la propria residenza, fino alle strade più brevi del centro storico dove la religione cattolica ha sempre trovato un luogo adatto alla preghiera anche nel periodo difficile dei governi comunisti. In tale clima, il 15 settembre l'Università Pontificia Giovanni Paolo II ha aperto, nel ciclo di conferenze sul ruolo della Chiesa cattolica nel processo di integrazione europea, un nuovo incontro sulle aspettative del cristianesimo nello sviluppo dell'Europa. Tema sciolto e descritto da circa venti personaggi a cominciare dall'arcivescovo di Varsavia, a professori di storia, membri del Parlamento europeo, presidenti di Fondazioni, giornalisti e naturalmente economisti, per chiudere con il Rettore dell'Università Giovanni Paolo II. Un interessante panorama dove l'integrazione europea non dovrà dimenticare le sue radici giudaico cristiane ricordando che il progetto di una unità europea ha avuto la prima spinta da tre cristiani: De Gasperi, Adenauer, Schuman. In Italia anche se non abbiamo la possibilità di votare per un partito di cristiani democratici, come nel primo dopoguerra, dobbiamo sentirci impegnati attraverso le molte associazioni a far sentire la nostra voce, a non essere assenti dalla vita politica, anche se personalmente avremo un piccolo posto. Importante è non restare nel silenzio soprattutto se apparteniamo ad una generazione giovane, dove si spera ci sia ancora fede nel futuro e coraggio nel sostenere le proprie idee e seri principi. Con questi pensieri ho lasciato la Vistola che attraversa la città dai cento palazzi storici, dalle chiese degli uniati, dei greci cattolici, delle sinagoghe ebree. Arrivederci, la prossima volta con il sole.
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