Notizie fotocopia questa settimana dove il tam tam sullo stress del Natale parla di sparizione della gioia e agguati alla linea. Poi c'è il rapporto del Censis sugli italiani, che quest'anno sarebbero più arrabbiati che mai. E quando c'era Monti al governo com'erano? Ma saremo stati felici qualche volta? Eh sì: «Non ci son più le mezze stagioni» e «Si stava meglio quando si stava peggio».... La partita si chiude davanti a un caffè coi tormentoni di sempre. Mancava all'appello, prima di sorbirci i servizi infiniti sul cenone, la classifica del Sole 24 Ore sulla qualità della vita nelle province italiane. Ma è arrivata puntuale: Milano è prima! E giù commenti per confrontare Milano con Roma, o addirittura per indicare la metropoli come scelta ideale rispetto alla provincia. Il peggio sarebbe Rovigo, anche se poi è a metà classifica. Ma a Rovigo c'è la nebbia, accidenti (ah, ecco perché Milano è in testa: non ci son più le nebbie di una volta...). Qualcosa proprio non torna in queste classifiche; a Rovigo ci sono stato un mese fa e non ho visto gente stressata. Dietro la piazza più bella c'è un'enoteca che mi ha offerto la Benedina, un vino rosso prodotto proprio a Rovigo, capitale della produzione di ostriche, con quella rosa della Sacca di Scardovari. Ma se poi vai nella trattoria Al Ponte di Lusia, una famiglia intera ti coccola con l'anguilla fritta, mentre a Rosolina l'ittiturismo In Marinetta è uno dei posti più belli e buoni che abbia provato. La famiglia Valier produce noci a Borsea: 11 figli e un'impresa che è diventata multifunzionale. E nel mercato coperto di Piazza Annonaria c'è un negozio con i prodotti di tutte le aziende agricole e artigiane del Rodigino: dal riso del Delta del Po, alle birre di tre microbirrifici eccellenti. Chissà, al Sole 24 Ore tutto questo fermento sarà sfuggito, oppure non è
un parametro accettabile quello dell'identità territoriale sulla quale scommettono tanti giovani. Tuttavia, se fosse davvero depressa, quest'area del Paese non avrebbe osterie, enoteche, botteghe, aziende agricole e artigianali. Quindi perché non mettere fra i parametri altri valori, come l'iniziativa in tutti i campi, anche quello della solidarietà, che rende invece viva una comunità? Del resto le cose che hanno a che fare con l'umano mutano ed è difficile ritrovarsi con i commenti a classifiche che insistono su stereotipi abusati. È cambiato anche il cenone: se n'è accorto persino il Cucchiaio d'Argento uscito con l'edizione natalizia. Eppure anche quest'anno, e per chissà quanto tempo ancora, vedremo immagini di sughi e di carni, di paste e di dolci, che forse fanno parte del set di foto scolorite che usano tutti: tivù, giornali, centri di ricerca. Ma il disco è rotto!
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