sabato 21 gennaio 2017
Ci succede spesso di ascoltare questa domanda: "Come posso perdonare, se non riesco a dimenticare?". È una difficoltà ben reale: si danno situazioni, esistenziali e psicologiche, in cui dimenticare è davvero impossibile. Le ferite hanno raggiunto una tale profondità nel nostro essere che, anche se lo desidereremmo tanto, non ce la facciamo a cancellare quelle esperienze così dolorose dalla nostra memoria. Ma questa domanda che mette assieme perdono e oblio necessita di essere decostruita. Dimenticare non è un requisito per il perdono. Possiamo perdonare perfino ciò che non può essere dimenticato. Che cos'è, allora, il perdono? Il perdono è un atto unilaterale di amore. È credere che la logica dell'amore è superiore alla logica della violenza. È dare all'altro non quanto meriterebbe per quel che ha fatto, ma ciò che sta nel cuore di Dio. Perdonare è credere nel valore in sé della riconciliazione. E poi, vivere di conseguenza. Un poco per volta ci renderemo conto di essere liberi, distaccati, non più bloccati da un fatto che accadde anni addietro. Il nostro cuore non può essere un inverno gelido e implacabile. La vita è chiamata a un disgelo. È promessa a una realtà trasformata, a una rifioritura, a una rivitalizzazione. I nostri occhi sono nati non per vedere le ceneri dei detriti, ma nuovi cieli e terra nuova.
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