sabato 16 aprile 2011
Qui ieri ossessioni antireligiose in salsa laica. Oggi bis diversificato. Augias ("Repubblica", 12/4, p. 32) scrive che «per Paolo di Tarso Gesù era nato normalmente da una donna, Matteo e Luca invece parlano di concepimento verginale. A chi credere?» Risposta: a tutti e tre, infatti Paolo (Gal, 4, 4) non ha scritto quel «normalmente», ma «nato da donna», e Matteo e Luca non dicono il contrario! Perché falsificare i testi? Ma non basta. Augias scrive che per Matteo «tutto il popolo» chiede la condanna di Gesù, ma che il Papa nel suo ultimo libro scrive che in questo caso l'evangelista «non esprime un fatto storico». A chi credere? Ancora, a tutti e due, perché l'espressione pàs o laòs, che per secoli fu letta come «tutto il popolo» aggiungendo «ebraico» e ciò " scrive il Papa " con «conseguenze fatali», dando cioè ingiustamente la colpa a tutti gli ebrei, può dire anche «tutta la folla presente». Matteo, nel suo ambiente che aveva bisogno di liberarsi dalla rigida osservanza ebraica, scriveva 20 secoli fa, il Papa scrive oggi, alla luce della Scrittura e anche della storia. Se non si fanno giochi di parole con intenzioni maliziose le cose vanno bene insieme, ma il pregiudizio "anti" rende ciechi, e se pretende anche di dire finalmente l'unica cosa giusta, persino ridicoli. Finito? No. Stessa pagina, lì sotto, per criticare " libertà ovvia " il «comizietto irato del Premier all'uscita da Palazzo Chigi», lo si indica come «il Cristo da convention» dei fans, cui ogni suo «gesto» appare «una Pasqua di resurrezione»! Perché un lecito dissenso politico vuol farsi carico di disprezzo verso la religione di tanti lettori? Mistero da ossessione, dannosa agli" ossessi!
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