Mario Fongo, il Panatè di Rocchetta Tanaro, nel 1990 gestiva una rivendita classica con forno a legna, ma la sua intuizione di produrre lingue di suocera e grissini fatti a mano lo ha fatto crescere fino agli attuali 120 dipendenti, che su tre turni, ogni giorno, cercano di rispondere alla domanda crescente dei piccoli negozi di qualità di tutto il mondo. In Russia esportava un 2% di quel prodotto fatto a mano, ma il suo problema, oggi, non è tanto di domanda e di offerta, essendo comunque in ritardo nelle consegne per via della richiesta, ma l'aumento dei prezzi a cominciare dal grano tenero, quindi il metano, ma anche la benzina e il gasolio che incidono sulle consegne. Anche il mulino che fornisce la farina al Panatè ha scoperto che i costi dell'energia sono quadruplicati, per cui questa catena di aumenti presto toccherà le tasche dei consumatori, volenti o nolenti. Del resto, se l'aumento della benzina in poco tempo ha superato la barriera dei 2 euro senza colpo ferire (ed è in crescita), se il caffè è accettato a 1,20 euro, anche il listino del panettiere è destinato all'aumento, e non solo quello. E torna d'attualità quel tipo che dieci anni fa asseriva che l'unica salvezza sarà avere un amico con l'orto. Questo scenario fa comunque pensare quanto la frantumazione della globalizzazione per via bellica stia spezzando una catena di interdipendenza che garantiva non solo alle economie di riprendersi, dopo il flagello della pandemia, ma anche di non far ricadere la crisi immediatamente sulle fasce povere. E invece le guerre, le crisi, le speculazioni che ne conseguono, alla fine toccano i poveri. In questi giorni, per gli stessi motivi dell'aumento dei costi, hanno scioperato i pescherecci, ma in fila ci sono tanti settori pronti a bussare al governo, con l'idea che comunque aprirà sempre la porta e anche la borsa. E chiunque vorrebbe crederci, stando comodamente davanti al televisore: ma non esiste il pozzo senza fondo, mentre i nodi al pettine chiedono un'assunzione di responsabilità differente, non solo alla politica, ma a ciascuno di noi. Quale scenario si prospetta fra uno, sei mesi? Non se ne parla, non è nell'agenda, che invece guarda a una scadenza elettorale dove immaginerà di vincere chi più attacca il governo. E se invece i partiti provassero a far di conto? A disegnare scenari realistici, anziché promesse che non hanno credibilità? Chi spiegherà agli italiani il costo del sacrificio per superare una crisi mai vista, perché di questo si tratta? Oppure è già scritto che vincerà il partito dell'orto, ovvero del nulla?
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