Mi dispiace per l'amico Javier Zanetti: lo sapevo saggio, l'unicodirigente riflessivo della Pazza Inter; e invece s'è fatto prendere anche lui dalla fretta - la Cattiva Consigliera attivissima in Casa Nerazzurra - scaricando a caldo lo sciagurato Mauro Icardi mentre la Curva Nord lo insultava a sangue. Non voglio certo disconoscere il contenuto scioccamente provocatorio del libro che qualcuno ha scritto per l'argentino esponendolo al pubblico ludibrio; dico solo che la pesante censura di Zanetti rivela la leggerezza - a dir poco - con la quale i dirigenti interisti gestiscono i loro giocatori: se c'era un intervento “correttivo” da fare, bisognava pensarci prima, con il diritto/dovere, sancito da un contratto, di controllare l'attività anche personale di un tesserato quando questa contrasti con il codice di disciplina; ammesso che l'Inter ne abbia uno. E non parlatemi di libertà' di pensiero e parola quando è noto a tutti che libri di questo genere sono partoriti dopo lunga gestazione operata dall'editing, ovvero da chi precisa i contenuti destinati a muovere se non eccitare il mercato. Appunto. Hanno mandato in tivù, domenica, il buon Ausilio - nomen omen - a cercare di salvare la faccia a una società che già è travolta da vicende puramente calcistiche (sconfitte disastrose, tecnico discusso, giocatori in temporaneo esilio, scelte di marketing assurde come quella maglietta-pigiamino esibita in Europa, e via così) sta proponendosi ai nuovi esterreffatti padroncini ben diversa dalla sua onorevole, anzi gloriosa storia. Capisco bene che Massimo Moratti, invitato a dir la sua, si sia elegantemente defilato; e immagino, conoscendolo bene, che una volta di più sia stato preso dalla voglia (matta) di riprendersi la Beneamata. Eppure, anche ai suoi tempi una fatica letteraria (si fa per dire) procurò ridicolo all'Inter: fu quando il Primo Tesserato, Walter Mazzarri, appena arrivato a Milano lasciò che si pubblicasse una sua biografia (invero profetica) intitolata Il meglio deve ancora venire; com'è noto, il meglio non è ancora arrivato e di questo passo chissà quando arriverà. Qualcuno pensa che la soluzione migliore per questa tragicomica crisi sia cacciare l'allenatore, come se il rigore sbagliato da Icardi, l'autorete ridicola di Handanovic e l'irridente vittoria del Cagliari (di Filucchi, ex controllore nerazzurro) possano essere attribuite a un allenatore di chiara fama oggi affamato non solo di vittorie ma di chiarezza. La fretta - dicevo - è uno dei problemi dell'Inter, sancito anche dal titolo dell'opera icardiana, Sempre avanti che immagino si legga, nell'originale argentino, Adelante siempre. Sottoporre al candidato la pagina dei Promessi sposi nella quale Alessandro Manzoni mette in bocca al cancelliere ispanico Antonio Ferrer (egli pure sommerso dal popolo incerto fra odio e amore, come Icardi, mentre attraversa in carrozza Milano) la famosa frase rivolta al cocchiere: «Adelante Pedro, si puedes...Adelante, con juicio». Con juicio, Xavier. Con juicio, Maurito. Capitani, miei capitani.
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