Sono passati tre mesi dall'incidente e l'ospedale è tornato quasi alla normalità, malgrado il ricordo di quel giorno sia ancora vivo per tutti, ovvero: come ti interrompo la prima stagione in modo che tu non possa perdere la seconda. Stiamo parlando di New Amsterdam, la serie ispirata alla storia vera del dottor Eric Manheimer e del più antico ospedale pubblico di New York, il Bellevue, qui ribattezzato, appunto, New Amsterdam. Manheimer lo ha diretto per quindici anni, scontrandosi con la burocrazia e la corruzione che a lungo hanno schiacciato la struttura. Nel telefilm in questione, prodotto dal network statunitense Nbc, viene ribattezzato anche il protagonista, che prende il nome di Max Goodwin e le sembianze dell'attore californiano Ryan Eggold. La prima stagione si era conclusa con il terribile incidente tra due ambulanze in cui restano coinvolti lo stesso Max, la moglie Georgia che ha appena partorito la piccola Luna e altri membri dello staff del New Amsterdam. La seconda stagione, in onda il martedì dalle 21,20 su Canale 5, si apre, come detto, tre mesi dopo l'incidente, mentre con una serie di flashback vengono lentamente svelate le conseguenze, che però non riveliamo a nostra volta per chi volesse recuperare gli episodi su Mediaset Play, anche perché si tratta di una serie tutto sommato consigliabile per l'umanità espressa dai protagonisti e per le critiche alle industrie farmaceutiche e più in generale al sistema sanitario statunitense in gran parte a pagamento («Non posso permettermi di vivere», dice una paziente a proposito del costo delle cure e dei farmaci). Per un verso c'è anche un po' di retorica buonista e per l'altro un'estrema disinvoltura nel trattare temi delicati come l'adozione da parte di coppie gay ampiamente e positivamente rappresentate da più personaggi a partire dal comprensivo psichiatra Iggy (Tyler Labine). Alla fine tutti risultano un po' sopra le righe, ad eccezione dell'ironico primario di neurologia Vijay Kopoor interpretato dall'attore indiano Anupam Kherson, ma questo serve anche a garantire il ritmo che in serie come queste se non è tutto poco ci manca, in particolare se si mandano in onda tre episodi per volta occupando una serata lunga tre ore.
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