venerdì 2 luglio 2010
Tra calcio e calci. Ieri "Repubblica" (p. 55: «Dio ci guarda») ironizza sui risvolti parareligiosi dei mondiali di calcio e (p. 52: «La fede muove le montagne») sul calciatore che inizia con «occhi rivolti al cielo, viso concentrato», ma poi esce sconfitto. Del resto si sa che nelle pagine sportive anche il calcio è una scienza, e la fede non c'entra. A proposito di fede e scienza, ieri qui (p. 25) da un aggiornatissimo studio della Rice University, in Texas, risultava che «su 1.200 scienziati" metà si dichiara credente» e «il 30% ateo». Dunque il luogo comune contrario, scontato in troppe pagine italiane, frana di fronte alla realtà. Capita. Non franano mai però certi pregiudizi come quello che ieri sempre "Repubblica" (p. 21) fa titolare che a Strasburgo sulla questione del Crocifisso «L'Italia trova solo otto alleati». Poi non solo su "Avvenire" ma anche sul "Corsera" (p. 23) scopri che la difesa del Crocifisso in aula è condotta da Joseph Weiler, «docente di diritto» ed «ebreo osservante», intervistato anche da "La Stampa" (p. 12); su "Libero" (p.17) che l'Italia ha «l'appoggio di ebrei e ortodossi», e poi persino su "Repubblica" trovi che gli «alleati» sono" una dozzina! Dunque quel «solo otto» di autocompiacimento da quelle parti è venuto" da solo, come ("Unità", p. 29, stesso tema) l'evocazione insensata della «crociata». Automatismi da pregiudizio. Per chiudere, da juventino dolente, torno al calcio e al Sudafrica. Vedere in Tv Tiago che segna due gol in un solo colpo, e leggere ("Corsera", p. 52) che Felipe Melo, per tutto l'anno sciagurato assoluto, è il re dei passaggi, precisi al 91%, è come ricevere" due calci negli stinchi.
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