Andrea Baccan in arte Pucci, anni 52, è un bravo comico, un cabarettista, potrebbe essere molto meglio se, come tanti suoi colleghi, si desse una regolata. Cosa vuol dire? Vuol dire che le battute per far ridere non hanno bisogno continuamente della parolaccia o dell'imprecazione finale. Ci può stare anche quella, ma a piccole dosi, altrimenti si perde il senso stesso della trasgressione. Altra cosa, visto che ormai Pucci è arrivato al primo varietà tutto suo, Big show (il mercoledì in prima serata su Italia 1), potrebbe evitare di fare pubblicità a “Vinci casa”, che è pur sempre un gioco di scommesse, anzi: facendo presa su un bene di prima necessità, il messaggio promozionale diventa ancora più vigliacco, oltre che inavvertito. Tornando a Big show verrebbe voglia di dire, usando un luogo comune, che è un programma tra luci e ombre. Ma prima ancora di stabilire cosa sta nelle une e cosa nelle altre, diciamo che è incentrato (ovviamente) sul conduttore, ma anche sul coinvolgimento del pu bblico presente alle quattro serate teatrali, ospitate a settembre al Teatro Manzoni di Milano, da cui sono state tratte le altrettante puntate ora in onda su Italia 1, la rete di quel Colorado che ha lanciato Pucci e che prende il nome dalla casa di produzione a cui si deve anche questo varietà, che si compone di vari momenti inframmezzati dai monologhi del comico milanese o dai duetti con Katia Follesa, che lo affianca sul palco con la consueta autoironia. I momenti sono dettati sostanzialmente da alcuni scherzi. Il primo coinvolge un ospite noto della tv targata Mediaset (finora Simona Ventura, Gerry Scotti e Nicola Savino) che deve consegnare il proprio smartphone al conduttore il quale digita un messaggio assurdo e lo invia a tutti i contatti in rubrica. Dopo di che legge alcune delle incredule risposte dei destinatari, anche loro inevitabilmente personaggi noti. Non si capisce però quanto ci sia di vero e quanto di organizzato. Sembrano molto più autentici gli altri scherzi di vario genere (alcuni anche cattivelli) che riguardano il pubblico e quello ben più benevolo a un debuttante di talento che si ritrova a sua totale insaputa sul palco del Manzoni diventando la “star” della serata. Alla fine, anche gli scherzi, come i monologhi di Pucci, stanno tra le luci e le ombre.
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