sabato 27 agosto 2011
«Duecento anni per riscrivere la Bibbia»! Così ieri ("Corsera", p. 41) Giorgio Battistini da Gerusalemme. Bibbia da "riscrivere"? Dimostrazione pronta: «E Mosè disse: "l'Altissimo disperse il genere umano secondo il numero dei figli di Dio"». E Battistini spiega che «il numero dei figli di Dio» dice «tante divinità, non una sola. Un elemento di politeismo» fin «dai rotoli del Mar Morto». Ma «il politeismo era inaccettabile» e allora «verso la fine del primo millennio ridiscussero, corressero… Meglio tagliare, sbianchettare con un po' di monoteismo. E ricopiare in un altro modo: "secondo il numero dei figli d'Israele"». È la clamorosa scoperta di «studiosi dell'Hebrew University» che «stanno per pubblicare il quarto volume di un piano plurigenerazionale, e molto riservato» che «correggerà» tutta la Bibbia: «l'intera opera… non finirà prima di due secoli». Tutto sottosopra, come nel forno manzoniano, vera bomba nucleare su ebraismo e cristianesimo con riflessi sull'islam successivo. Battistini entusiasta: «Siamo di fronte alla più estesa edizione critica del Vecchio Testamento mai tentata nella storia, certifica il prof. David Marcus». Perfetto: David per il "Vecchio", Marcus per il "Nuovo". E che fine fa la Bibbia nota finora, quella dei Masoreti, dei Settanta, su cui nascono anche i testi del Nuovo Testamento? Battistini pare supporre che il tutto ormai sia da buttare e occorrerà attendere due secoli. Tu vai a quel testo iniziale (Deuteronomio 32,8): trovi da sempre in tutti i commenti il problema di traduzione e ricordi che per la fede cristiana la verità biblica è «verità salvifica», non appesa a una testualità critica e "plurigenerazionale". Il novizio Battistini entusiasta per lo scoop? Suo diritto! Anche il nostro: sorridere e voltare pagina.
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