Non dobbiamo illuderci: se vogliamo seguire Gesù tocca anche a noi "bere il suo calice", cioè condividere l’amaro destino destino del rifiuto da parte del mondo e dell’annullamento delle nostre pretese di grandezza. Proprio come toccò a san Giacomo il Maggiore, la cui madre chiese a Gesù un posto speciale per i figli nel suo Regno, posto che fu assicurato, però, dal martirio. Secondo il quarto Vangelo lui e il fratello Giovanni furono i primi a essere chiamati dal "Maestro" dopo il Battesimo dello stesso Gesù: così il pescatore, figlio di Zebedeo e di Salome, entrò nel gruppo dei Dodici e seguì la vita pubblica di Gesù fino alla fine. Il Vangelo di Luca ci fa sapere che Giacomo e il fratello Giovanni furono soprannominati da Gesù "Boanerghes", «figli del tuono». Inoltre Giacomo era tra gli apostoli che assistettero alla trasfigurazione di Gesù. Dopo il martirio, che secondo gli Atti degli Apostoli avvenne nel 42 per volere del re Agrippa I, la tradizione vuole che il corpo dell'apostolo sia stato portato a Santiago de Compostela in modo miracoloso, e da lì diede forza alla Penisola iberica invasa dagli arabi.
Altri santi. San Cristoforo, martire (III sec.); beato Antonio Lucci, vescovo (1682-1752).
Letture. Romano. 2Cor 4,7-15; Sal 125; Mt 20,20-28.
Ambrosiano. Sap 5,1-9.15; Sal 95 (96); 2Cor 4,7-15; Mt 20,20-28.
Bizantino. Rom 15,1-7; Mt 9,27-35.