Non c'è da meravigliarsi se la debolezza è debole, diceva san Francesco di Sales. Le sue parole ci ricordano che la fragilità appartiene alla natura umana e suonano come una provocazione per non rimanere imprigionati nello scandalo dei nostri limiti, che spesso impedisce di guardare la vita come una continua possibilità di ripartenza. Siamo sinceri: quante volte abbiamo giurato che non avremmo ripetuto gli errori commessi e ci siamo poi ritrovati a fare i conti con quello che la nostra presunzione ci aveva illusi di dominare? Come sarebbe invece più liberante - e dunque più umano - prendere atto con sano realismo dei nostri limiti (qualcuno può negare di averne?) e disporre il cuore ad accogliere la misericordia che Dio è sempre pronto a concederci se solo volgiamo a Lui il nostro sguardo, se riconosciamo che di Lui non possiamo fare a meno, e che soltanto dalla forza rigeneratrice del perdono può venire l'energia per rialzarsi dopo ogni caduta, e per ripartire. Cantava Claudio Chieffo: «Come può sperare un uomo se ha in mano tutto ma non ha il perdono?». L'ultima parola sulla nostra esistenza non è una sentenza di condanna ma un abbraccio d'amore. Dobbiamo solo bussare, Dio ci aspetta sulla porta.
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