Lo dico: mi viene da ridere. Ieri ("Repubblica", pp. 1 e 58-59) gigantesca tirata laica di Gustavo Zagrebelsky contro "l'arroganza" di Chiesa che si immischia in cose di Stato. Un diluvio di ragionamenti che ti taglia il respiro. Non prendi fiato: zitto e mosca! Forte e ubiquo: a ciascuno il suo. Ogni timida obiezione bacchettata: è interferenza! Pieghi il capo, ma appena lo rialzi ecco un altro diluvio: pagine laicissime e lenzuolate sulla Messa. Ieri sul giornale "fondato" da Antonio Gramsci, che allora annunciava sicuro "suicidio dei cattolici" e fine della Chiesa sotto il "sol dell'avvenire" - nulla a che vedere con questo giornale, però - a p. 11 titolo sulla questione delle questioni: «E sarà Pater noster qui es in coelis». Seguono in tre colonnini il segno della Croce - "In nomine Patris" ecc, il "Gloria in Excelsis" e il "Pater noster" interi. L'unghiata della cronaca. E sugli altri giornali è da giorni. Tanta agitazione su attacchi al Papa o del Papa, vescovi, rosari e giaculatorie pro e contro' Leggi e ti chiedi perché? Non siamo in tempi di "laicità" richiesta e pretesa? La Messa non è un problema - diciamo così - abbastanza interno alla "libera Chiesa" che deve rispettare i confini del "libero Stato"? Boh! E il bello è che accanto alla tirata di Zagrebelsky, "Repubblica" lancia il pezzo di una rivistina "micro-scopica" ("piccoli scopi" esibiti) che in cerca di uno scoop che non c'è, rimesta nelle ricette dei medici del Papa negli ultimi suoi giorni. Viene bene anche per la cronaca recente: la laicità in pagina? "Chimera", ma non "dolce"! Così solo un mostro.
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