La natura talvolta ci spaventa. Come la notizia delle 60 mila api che ieri l'altro in pieno centro di Abano Terme si sono attaccate a un albero. Panico, chiusura delle strade, poi l'arrivo di un apicoltore che con tutta calma ha individuato l'ape regina e ha riportato lo sciame dentro l'ordine delle sue cassette. I curiosi che hanno assistito alla scena, anche molti turisti, hanno fatto moltissime domande all'apicoltore, scoprendo che c'è ancora chi, con la natura, ha un rapporto grazie a una conoscenza antica. Di rimbalzo ad Asti, sempre nei giorni scorsi, si è parlato del miele nero (che viene prodotto nella Foresta Nera), ovvero la cosiddetta melata di miele che ha consistenza densa, gusto forte simile al caramello e un buon contenuto di sali minerali. Una cooperativa è poi riuscita a far apprezzare al Gruppo Migros, la maggiore catena di distribuzione elvetica, il valore di questo miele che è risultato migliore del resto dell'Europa. Ma anche qui, è curioso scoprire come questa risorsa nasca da una crisi, come se le api ci insegnassero a trovare una soluzione dentro la natura stessa. Infatti, nelle zone in cui la produzione di nettare è scarsa, come i boschi o le foreste, le api ricorrono a un ingrediente alternativo per produrre il miele: la melata appunto, sostanza zuccherina che si forma sulle parti verdi delle piante. E tutto è nato da una fortuita coincidenza con l'arrivo in Italia di un insetto infestante, la Metcalfa Pruinosa, giunto al seguito di una partita di legname proveniente dagli Stati Uniti, che si nutre della linfa delle piante. Così gli apicoltori si sono trovati all'improvviso una nuova fonte di nettare, giacché la Metcalfa in Monferrato ha trovato le condizioni ideali, per di più in un periodo in cui tradizionalmente le api erano poco produttive per mancanza di fioriture rigogliose. «La differenza principale tra il miele di nettare e il miele di bosco – ha detto l'apicoltore astigiano Riccardo Civarolo – è data dal fatto che il miele di bosco è stato elaborato da due insetti diversi, prima dalla Metcalfa poi dall'ape. Per questo ha un contenuto di enzimi superiore al miele di nettare». Ora, questa faccenda ci riporta a un tema assai discusso all'Expo, che è la potenza del limite, fonte di ingegno e di soluzioni che spesso non vengono pianificate. Ma ci fa pensare anche alla ricerca, che in questi anni di crisi è stata assai penalizzata, quasi che per risparmiare si decida di far legna con le fondamenta. Troppi problemi rimangono irrisolti, pensando che potranno avere interesse solo se diventano emergenza. Anche i voucher che non ci sono più, presto o tardi scoppieranno. E in agricoltura l'emergenza ormai è un ritornello... ma non è questo il modo per costruire quel futuro che rilancia la nostra economia.
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