lunedì 10 giugno 2024
Francesco esorta la Capitale ad essere all'altezza del suo spirito universale, «mostrando un volto ospitale, generoso, nobile» e avvicinando centro e periferie. Gualtieri: «Abbiamo sete di speranza»
Il Papa e il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, salutano i romani dalla loggia del Palazzo Senatorio

Il Papa e il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, salutano i romani dalla loggia del Palazzo Senatorio - Reuters

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Quasi 2.800 anni di storia. Ma lo sguardo del Papa è puntato soprattutto sul futuro. E sul Giubileo del 2025 in particolare, affinché avvicini il centro e quelle periferie, che ama visitare, ha detto, perché sentano la sua vicinanza. «Continui Roma a manifestare il suo vero volto, un volto accogliente, ospitale, generoso, nobile». Anche perché «l’immenso tesoro di cultura e di storia adagiato sui suoi colli è l’onore e l’onere della sua cittadinanza e dei suoi governanti, e attende di essere adeguatamente valorizzato e rispettato». Così Francesco si è rivolto questa mattina, 10 giugno, al sindaco Roberto Gualtieri e al Consiglio comunale di Roma, riuniti nella Sala Giulio Cesare del Palazzo Senatorio, durante la sua visita in Campidoglio. «Rinasca in ciascuno - ha rimarcato - la consapevolezza del valore di Roma, del simbolo che essa rappresenta in tutti i continenti; e si confermi, anzi cresca la reciproca fattiva collaborazione tra tutti i poteri che vi risiedono, per un’azione corale e costante, che la renda ancora più degna del ruolo che il destino, o meglio la Provvidenza, le ha riservato».

È stato un incontro cordiale quello del Vescovo di Roma con l'assemblea cittadina, testimoniato non solo dal tenore dei discorsi ufficiali, ma anche dalla familiarità dimostrata dal Pontefice nei colloqui a tu per tu con il primo cittadino e anche dalla durata del colloquio privato nello studio di Gualtieri, protrattosi per oltre venti minuti. «Roma ha sete di speranza: la ascolteremo a cuore aperto», ha detto ad esempio il sindaco nel suo indirizzo di saluto. «È il tempo del coraggio, non della rassegnazione». E quindi «il Giubileo farà Roma migliore. Stiamo lavorando per cambiare la città e per renderla più vicina alle persone. Metteremo tutto il nostro impegno perché sia sempre più città di pace, comunione e fratellanza», ha promesso Gualtieri. Di «stimolo per rafforzare il nostro impegno per la buona politica, mettendo al centro la persona, i più fragili, gli ultimi», ha parlato anche Svetlana Celli, presidente dell’Assemblea Capitolina, in riferimento alla visita di papa Francesco. «L'attenzione alla periferie è il messaggio più bello che il vescovo di Roma possa farci arrivare. Vogliamo raccogliere il suo appello di pace in Ucraina, Medio Oriente e ovunque. Roma - ha concluso -, con sentimenti di immensa gratitudine la abbraccia e prega per lei».

Il Papa nel suo discorso ha ripercorso la storia della città. «Alla Roma dei Cesari è succeduta la Roma dei Papi, successori dell'Apostolo Pietro, che "presiedono nella carità" a tutta la Chiesa e che, in alcuni secoli, dovettero anche svolgere un ruolo di supplenza dei poteri civili nel progressivo disfacimento del mondo antico. E alcune volte con comportamenti non felici». Ma il Pontefice ha concentrato il suo sguardo sull'ormai prossimo Giubileo, «evento di carattere religioso», che però non potrà non avere «una ricaduta positiva sul volto stesso della città, migliorandone il decoro e rendendo più efficienti i servizi pubblici, non solamente nel centro ma favorendo l’avvicinamento tra centro e periferie. È impensabile - ha sottolineato il Papa - che tutto questo possa svolgersi ordinatamente e nella sicurezza senza l’attiva e generosa collaborazione delle Autorità del Comune capitolino e quelle nazionali». Di qui il suo grazie alle Autorità comunali «per l’impegno profuso nel preparare Roma ad accogliere i pellegrini del prossimo Giubileo, e al Governo italiano per la sua piena disponibilità a collaborare con le Autorità ecclesiastiche per la buona riuscita del Giubileo, confermando la volontà di amichevole collaborazione che caratterizza i reciproci rapporti tra Italia e Santa Sede».

Lo spirito universale di Roma deve essere dunque «al servizio della carità, al servizio dell'accoglienza e dell'ospitalità. Pellegrini, turisti, migranti, quanti si trovano in gravi difficoltà, i più poveri, le persone sole, quelle malate, i carcerati, gli esclusi siano i più veritieri testimoni di questo spirito. Per questo ho deciso di aprire una porta santa in un carcere», ha detto il Pontefice, ribadendo quanto già annunciato nella Bolla di indizione del Giubileo. E infatti «l'autorità è pienamente tale quando si pone al servizio di tutti, quando usa il suo legittimo potere per venire incontro alle esigenze della cittadinanza e, in modo particolare, dei più deboli, degli ultimi». Infine l'auspicio che ogni «fattore di crisi» diventi «opportunità di sviluppo: civile, sociale, economico, culturale». «Non dimentichiamo - ha detto a tal proposito Francesco - che l'origine di Roma è un rinascimento dalle rovine di Troia. Ricordiamo questo. L'ultimo pensiero del Papa, nel suo discorso, è stato per la Salus Populi Romani. «Vegli sulla città e sul popolo di Roma - ha concluso Francesco -, infonda la speranza e susciti la carità, affinché, confermando le sue più nobili tradizioni, continui
ad essere, anche nel nostro tempo, faro di civiltà e promotrice di pace».

La conferma di questa volontà è venuta anche dal sindaco Gualtieri che, rivolgendosi al Pontefice, ha parlato di «due iniziative che abbiamo immaginato come doni per la sua visita e come impegno della città a produrre segni tangibili di speranza, in vista del Giubileo. Per prima cosa una nuova dimora destinata alle anziane e agli anziani, in un immobile confiscato alla criminalità nel quartiere Aventino, alla quale abbiamo voluto dare il nome 'Casa Speranza': perché è con la forza della comunità che si combattono le solitudini e si dà sostegno concreto alle fragilità». «E poi - ha aggiunto - un progetto di formazione ed avviamento al lavoro destinato alle persone private di libertà della casa circondariale di Rebibbia, che abbiamo voluto chiamare 'Fratelli tutti', perché il valore fondamentale della fratellanza a cui ci richiama deve tradursi in azioni concrete per garantire ai detenuti dignità e futuro. Al tempo stesso siamo pronti a raccogliere e rilanciare il richiamo di Sua Sanità alla vocazione di Roma come città universale accogliente e aperta, luogo simbolo della convivenza pacifica tra popoli».

Al suo arrivo alle 8,38, il Papa era stato accolto dal Sindaco di Roma, Roberto Gualtieri e, salutato dagli squilli di tromba dei fedeli di Vitorchiano, aveva fatto il suo ingresso attraverso la Porta delle Lance nel Tabularium, sostando insieme con il primo cittadino al primo arco che si affaccia sul Foro Romano. Quindi, salendo in ascensore, aveva raggiunto lo Studio del Sindaco per l’incontro privato con Gualtieri. Successivamente, salutati i membri della Segreteria del Sindaco riuniti ad attenderlo nella Sala dell’Arazzo, nella Sala delle Bandiere, aveva firmato il “Libro d’Oro” del Comune di Roma. Quindi, nell’Aula Giulio Cesare, dopo i saluti di Svetlana Celli, presidente dell’Assemblea Capitolina, e del sindaco il discorso del Pontefice.

Era seguito lo scambio dei doni: il Sindaco ha donato al Papa una medaglia d’argento a ricordo della visita e un documento di istituzione di alcune iniziative di carattere sociale. Francesco ha ricambiato con un mosaico raffigurante l’Arco di Tito per il Comune di Roma, un trittico di medaglie per Gualtieri e medaglie e la Bolla di indizione del Giubileo per gli assessori e i consiglieri, che il Papa ha salutato individualmente. Al termine, il Papa e il sindaco si sono affacciati dalla Loggia del Palazzo Senatorio per il saluto ai cittadini romani convenuti sulla Piazza del Campidoglio. Qui il Papa ha recitato un'Ave Maria e ringraziato per l'accoglienza. «Grazie per quanto fate per Roma». Ultima tappa la Sala della Protomoteca dove erano riuniti i dipendenti capitolini. Al Portico del Vignola, tra dagli squilli di tromba dei fedeli di Vitorchiano, Francesco si è congedato dal Sindaco Roberto Gualtieri e ha lasciato il Campidoglio per fare rientro in Vaticano. La prima visita di un Pontefice in Campidoglio, dopo la breccia di Porta Pia è data 16 aprile del 1966. E a compierla fu Paolo VI. A san Giovanni Paolo II, che andò in Campidoglio nel 1998, venne conferita anche la cittadinanza onoraria di Roma. La visita di Benedetto XVI risale al 2009, nel 2019 la prima visita di papa Bergoglio, oltre quella di oggi.

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