Proseguendo le catechesi sul discernimento, il Pontefice parla di quanto è accaduto a Sant’Ignazio di Loyola, che costretto alla convalescenza dopo essere stato ferito a una gamba, scorge in quell’imprevisto la possibilità di riflettere sulla sua vita. Dio lavora attraverso eventi non programmabili, occorre discernere le proprie reazioni di fronte alle cose inattese e cercare di comprendere se è Lui che ci parla o è un’altra cosa - Reuters
Un appello, quasi un grido quello del Pontefice in piazza San Pietro rivolto ai fedeli che la gremiscono, in occasione dell'udienza generale, ma in realtà all'umanità intera perché ciascuno si senta richiamato alla sua responsabilità di costruttore di pace. “Oggi stiamo vivendo una guerra mondiale, fermiamoci per favore!” ha detto il Papa, al termine dell’udienza di oggi dopo i saluti ai fedeli di lingua italiana, nominando due volte la “martoriata” e “cara popolazione ucraina”. “Di fronte a tutti gli scenari di guerra del nostro tempo, chiedo a ciascuno di essere costruttore di pace e di pregare perché nel mondo si diffondano pensieri e progetti di concordia e di riconciliazione” è stato l’invito di Francesco: “Oggi stiamo vivendo una guerra mondiale, fermiamoci per favore! Preghiamo. Alla Vergine Maria affidiamo le vittime di ogni guerra, in modo speciale la cara popolazione ucraina”.
I pensieri del mondo e i pensieri di Dio
“I pensieri del mondo all’inizio sono attraenti, ma poi perdono lo smalto e lasciano vuoti, scontenti. I pensieri di Dio, al contrario, suscitano dapprima una certa resistenza – questa cosa noiosa dei santi! – ma quando li si accoglie portano una pace sconosciuta, che dura nel tempo”.
Così si è espresso il Papa, che nella seconda catechesi sul discernimento, pronunciata in piazza San Pietro, ha citato l’esempio di Sant’Ignazio di Loyola, e in particolare “un episodio decisivo della sua vita”, avvenuto quando si trovava a casa convalescente, dopo essere stato ferito in battaglia ad una gamba.
“Per scacciare la noia chiede qualcosa da leggere”, ha raccontato Francesco: “Lui amava i racconti cavallereschi, ma purtroppo in casa si trovano solo vite di santi. Un po’ a malincuore si adatta, ma nel corso della lettura comincia a scoprire un altro mondo, un mondo che lo conquista e sembra in concorrenza con quello dei cavalieri. Resta affascinato dalle figure di San Francesco e San Domenico e sente il desiderio di imitarli. Ma anche il mondo cavalleresco continua a esercitare il suo fascino su di lui. E così avverte dentro di sé questa alternanza di pensieri – quelli cavallereschi e quelle dei santi – che sembrano equivalersi”. Ignazio, però, “comincia anche a notare delle differenze”, ha fatto notare il Papa menzionando la sua autobiografia, “fatta in terza persona”, in cui scrive: “Pensando alle cose del mondo provava molto piacere, ma quando, per stanchezza, le abbandonava si sentiva vuoto e deluso. Invece, andare a Gerusalemme a piedi nudi, non cibarsi che di erbe, praticare tutte le austerità che aveva conosciute abituali ai santi, erano pensieri che non solo lo consolavano mentre vi si soffermava, ma anche dopo averli abbandonati lo lasciavano soddisfatto e pieno di gioia”.
IL TESTO INTEGRALE DELLA CATECHESI
“C’è uno sviluppo del discernimento: capiamo cosa sia il bene per noi non in modo astratto, generale, ma nel percorso della nostra vita”. A spiegarlo Francesco nella catechesi dedicata al discernimento e alla figura di Sant’Ignazio, così come appare negli Esercizi spirituali. “C’è una storia che precede chi discerne, una storia che è indispensabile conoscere, perché il discernimento non è una sorta di oracolo o di fatalismo, o una cosa di laboratorio, come gettare la sorte su due possibilità”, ha puntualizzato Francesco: “Le grandi domande sorgono quando nella vita abbiamo già fatto un tratto di strada, ed è a quel percorso che dobbiamo tornare per capire cosa stiamo cercando”. “Se nella vita si fa un po’ di strada – ha aggiunto a braccio – perché cammino in questa direzione, che sto cercando? E lì si fa il discernimento”. Di qui la “premessa importante” che Sant’Ignazio pone nelle regole per il discernimento, “frutto di questa esperienza fondamentale”, ha fatto notare il Papa citandola: “A coloro che passano da un peccato mortale all’altro, il demonio comunemente è solito proporre piaceri apparenti – tranquillizzarli, che tutto va bene – facendo loro immaginare diletti e piaceri sensuali, per meglio mantenerli e farli crescere nei loro vizi e peccati. Con questi, lo spirito buono usa il metodo opposto, stimolando al rimorso la loro coscienza con il giudizio della ragione”.
Il Papa: ascoltare il cuore per riconoscere Dio nella propria vita
“È questo che noi dobbiamo imparare: ascoltare il proprio cuore. Per conoscere quale decisione prendere, ascoltare il nostro cuore”. Lo ha detto, a braccio, il Papa, nella catechesi dell’udienza di oggi. “Noi ascoltiamo la radio, il telefonino, siamo maestri dell’ascolto”, ha proseguito Francesco ancora a braccio: “Ma tu sai ascoltare il tuo cuore? Il mio cuore come sta? È soddisfatto, è triste, cerca qualcosa? Per prendere decisioni belle bisogna ascoltare il proprio cuore”. “Per questo Ignazio suggerirà di leggere le vite dei santi, perché mostrano in modo narrativo e comprensibile lo stile di Dio nella vita di persone non molto diverse da noi”, ha spiegato Francesco: “Perché i santi erano di carne e ossa come noi. Le loro azioni parlano alle nostre e ci aiutano a comprenderne il significato”. “Quando si trovava ferito nella casa paterna – ha sottolineato ancora il Papa a proposito di Sant’Ignazio di Lojola – non pensava affatto a Dio o a come riformare la propria vita. Egli fa la sua prima esperienza di Dio ascoltando il proprio cuore, che gli mostra un ribaltamento curioso: le cose a prima vista attraenti lo lasciano deluso e in altre, meno brillanti, avverte una pace che dura nel tempo”. “Anche noi facciamo questa esperienza”, ha attualizzato Francesco fuori testo: “Tante volte cominciamo a pensare una cosa, e poi siamo rimasti delusi, invece facciamo una cosa di carità, una cosa buona e ci viene la felicità: è un’esperienza tutta nostra”.
“C’è un’apparente casualità negli accadimenti della vita: tutto sembra nascere da un banale contrattempo”. Come nel caso della convalescenza di Sant’Ignazio nella casa paterna, dopo la ferita in battaglia ad una gamba: “non c’erano libri di cavalieri, ma solo vite di santi”; un contrattempo, però, che “racchiude una possibile svolta”. Lo ha ribadito il Papa, nella seconda catechesi sul discernimento, pronunciata oggi in piazza San Pietro. “Solo dopo un po’ di tempo Ignazio se ne accorgerà, e a quel punto vi dedicherà tutta la sua attenzione”, ha commentato Francesco: “Ascoltate bene”, il consiglio ai fedeli: “Dio lavora attraverso eventi non programmabili – quel ‘per caso’: per caso mi è successo questo, non era programmato, ma Dio… – e anche nei contrattempi. ‘Dovevo fare una passeggiata e ho avuto un problema al piede…Cosa ti dice Dio, cosa ti dice la vita lì?”. Accade anche in un brano del Vangelo di Matteo, ha sottolineato il Papa: “Un uomo che sta arando un campo si imbatte casualmente in un tesoro sotterrato. Una situazione del tutto inattesa. Ma ciò che è importante è che lo riconosce come il colpo di fortuna della sua vita e decide di conseguenza: vende tutto e compra quel campo”. “Un consiglio che vi do: state attenti alle cose inattese”, la raccomandazione a braccio di Francesco: “Dio ti sta parlando, sta parlando la vita, sta parlando il Signore. C’è una cosa da discernere: come reagisco io alle cose inattese? ‘Io stavo lì tranquillo, ed è entrata mia suocera’. Come reagisci con la suocera? ‘Io stavo lavorando, e viene un compagno che mi chiede dei soldi’…”. “Vedere cosa succede quando succedono cose che non ci aspettiamo, e lì vedere come il nostro cuore si muove”, l’indicazione di rotta. “Il discernimento è l’aiuto a riconoscere i segnali con i quali il Signore si fa incontrare nelle situazioni impreviste, perfino spiacevoli, come fu per Ignazio la ferita alla gamba”, ha sintetizzato il Papa: “Da esse può nascere un incontro che cambia la vita, per sempre. Può nascere la cosa che ti fa migliorare, o peggiorare nel cammino. Le cose inattese: come mi muovo io con quello. Che il Signore ci aiuti a sentire il nostro cuore: quando è lui, e quando non è lui, è un’altra cosa”.
IL VIDEO DELL'UDIENZA GENERALE