"Unità e fedeltà sono due valori importanti e necessari non solo tra i coniugi, ma in generale nei rapporti interpersonali e in quelli sociali. Tutti siamo consapevoli degli inconvenienti che determinano, nel consorzio civile, le promesse non mantenute, la mancanza di fedeltà alla parola data e agli impegni assunti". È quanto ha affermato papa Francesco ricevendo stamane in udienza nella Sala Clementina i prelati uditori, gli officiali, gli avvocati e i collaboratori del Tribunale della Rota Romana, in occasione della solenne inaugurazione dell'Anno Giudiziario.
"Nel quotidiano ministero a servizio del matrimonio cristiano - ha sottolineato il Pontefice -, voi fate esperienza di due fondamentali capisaldi non solo della teologia e del diritto matrimoniale canonico, ma anche e ancor prima dell'essenza stessa della Chiesa di Cristo: l'unità e la fedeltà. Questi due beni matrimoniali, infatti, prima di essere, anzi, per essere obblighi giuridici di ogni unione coniugale in Cristo, devono essere epifania della fede battesimale".
Perché sia validamente contratto, ha aggiunto, "il matrimonio richiede che si stabilisca in ciascuno dei nubendi una piena
unità e armonia con l'altro, affinché, attraverso il mutuo scambio delle rispettive ricchezze umane, morali e spirituali - quasi a modo di vasi comunicanti - i due coniugi diventino una cosa sola. Il matrimonio richiede anche un impegno di fedeltà, che assorbe tutta la vita, diventando stabilmente 'consortium totius vitaè (can.1135)".
L'unità e la fedeltà, "questi due beni irrinunciabili e costitutivi del matrimonio", richiedono "di essere non solo adeguatamente illustrati ai futuri sposi, ma sollecitano l'azione pastorale della Chiesa, specialmente dei vescovi e dei sacerdoti, per accompagnare la famiglia nelle diverse tappe della sua formazione e del suo sviluppo". Continua Francesco. "Tale azione pastorale - ha spiegato - naturalmente non può limitarsi all'espletamento delle pratiche, pur necessarie e da svolgere con cura. Occorre una triplice preparazione al matrimonio: remota, prossima e permanente". Quest'ultima, ha proseguito, "è bene che comprenda in modo serio e strutturale le diverse tappe della vita coniugale, mediante una formazione accurata, volta ad accrescere negli sposi la consapevolezza dei valori e degli impegni propri della loro vocazione".
Secondo il Pontefice, "i soggetti principali di questa formazione matrimoniale, in virtù del loro ufficio e ministero, sono i pastori; tuttavia, è quanto mai opportuno, anzi, necessario coinvolgere le comunità ecclesiali nelle loro diverse componenti, che sono corresponsabili di questa pastorale sotto la guida del Vescovo diocesano e del parroco". "L'obbligo è quindi 'in solidum' - ha aggiunto -, con responsabilità primaria dei pastori e la partecipazione attiva della comunità nel promuovere il matrimonio e accompagnare le famiglie con il sostegno spirituale e formativo".
"Davvero tanti sposi cristiani sono una predica silenziosa per tutti, una predica "feriale", di tutti i giorni, e dobbiamo purtroppo constatare che una coppia che vive da tanti anni insieme non fa notizia, mentre fanno notizia gli scandali, le separazioni, i divorzi". "Gli sposi che vivono nell'unità e nella fedeltà - ha osservato - riflettono bene l'immagine e la somiglianza di Dio. Questa è la buona notizia: che la fedeltà è possibile, perché è un dono, negli sposi come nei presbiteri. Questa è la notizia che dovrebbe rendere più forte e consolante anche il ministero fedele e pieno di amore evangelico di vescovi e sacerdoti".
D'altra parte, ha aggiunto, "i coniugi che vivono il loro matrimonio nell'unità generosa e con amore fedele, sostenendosi a vicenda con la grazia del Signore e con il necessario supporto della comunità ecclesiale, rappresentano a loro volta un prezioso aiuto pastorale alla Chiesa". Infatti, "offrono a tutti un esempio di vero amore e diventano testimoni e cooperatori della fecondità della Chiesa stessa".