mercoledì 30 gennaio 2019
L'udienza, in forma privata, si è svolta questa mattina a Casa Santa Marta. Del gesuita scomparso in Siria non si hanno più notizie certe da 6 anni
Padre Paolo Dall'Oglio, il gesuita scomparso in Siria il 29 luglio 2013 (Ansa)

Padre Paolo Dall'Oglio, il gesuita scomparso in Siria il 29 luglio 2013 (Ansa)

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Un semplice, ma molto sentito «gesto di affetto e di vicinanza» alla famiglia di padre Paolo Dall’Oglio. Così il direttore della Sala Stampa vaticana, Alessandro Gisotti, ha confermato l’udienza privata di papa Francesco ai familiari del gesuita rapito in Siria il 29 luglio del 2013 e di cui, da allora, si sono completamente perse le tracce.

All’incontro con Jorge Bergoglio – una ventina di minuti, questa mattina prima dell’udienza generale in una saletta di Casa Santa Marta – ha potuto partecipare anche Donatella, l’anziana madre quasi novantenne e in carrozzina, accompagnata da quattro sorelle e un fratello di padre Paolo Dall’Oglio. «Sappiamo che il Papa è sempre molto vicino a Paolo. È stato un incontro riservato e molto emozionante. Non ci sono notizie su mio fratello, anche se speriamo sempre che prima o poi si possa sapere qualche cosa», dichiara ad Avvenire Francesca Dall’Oglio.

In quasi sei anni, e dopo una udienza dei familiari con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, si sono già succeduti tre governi, senza che si riuscisse a fare luce sul rapimento avvenuto a Raqqa, probabilmente ad opera di milizie jihadiste del Daesh. «Papa Francesco – prosegue Francesca Dall’Oglio – ha comunicato una vicinanza affettuosa alla famiglia di un confratello. È stato un momento di grandissima consolazione e penso, attraverso di noi, di condivisione con le tantissime famiglie che hanno uno scomparso in Siria e di cui non si sa nulla. Un modo, anche, di essere partecipe di questa sofferenza dell’umanità».

Il 29 gennaio, come ogni mese in quella data, gli “Amici di Mar Musa” (il monastero fondato da padre Dall’Oglio) avevano diffuso un salmo, tradotto in quattro lingue: «A te alzo i miei occhi, a te che siedi nei cieli...», recita il salmo 123. «C’è consapevolezza, ma c’è ancora speranza. Speranza che i giochi non siano ancora chiusi», conclude Francesca Dall’Oglio.

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