Siciliani
Quello di "non sprecare" è un principio che "ci permette di apprezzare il valore di noi stessi, delle persone e delle cose". Purtroppo, però, "è un principio spesso disatteso, soprattutto nelle società più agiate, in cui domina la cultura dello spreco e la cultura dello scarto: ambedue sono una peste". A due giorni dal suo nuovo, storico viaggio in Africa, dove visiterà la Repubblica Democratica del Congo e il Sud Sudan, papa Francesco all'Angelus domenicale ha voluto lanciare delle vere e proprie "sfide" contro "la mentalità dello spreco e dello scarto".
La prima è a "non sprecare il dono che noi siamo", perché "ognuno di noi è un bene", e "quando una persona si lascia andare e si butta via, spreca sé stessa". La seconda sfida è a "non sprecare i doni che abbiamo". "Risulta che nel mondo ogni anno vada sprecato circa un terzo della produzione alimentare totale. E questo mentre tanti muoiono di fame! - ha avvertito il Pontefice - Le risorse del creato non si possono usare così; i beni vanno custoditi e condivisi, in modo che a nessuno manchi il necessario. Non sprechiamo quello che abbiamo, ma diffondiamo un'ecologia della giustizia e della carità, della condivisione!". La terza sfida, infine, è a "non scartare le persone".
"La cultura dello scarto dice: ti uso finché mi servi; quando non mi interessi più o mi sei di ostacolo, ti butto via - ha spiegato -. E si trattano così specialmente i più fragili: i bambini non ancora nati, gli anziani, i bisognosi e gli svantaggiati. Ma le persone non si possono buttare via, gli svantaggiati non si possono buttare via! Ciascuno è un dono sacro, ciascuno è un dono unico, ad ogni età e in ogni condizione. Rispettiamo e promuoviamo la vita sempre! Non scartiamo la vita!".
Diversi gli appelli nel dopo-Angelus. Il primo e più ampio quello sulla "spirale di morte che aumenta di giorno in giorno" in Terra Santa, con vittime fra israeliani e palestinesi, e il forte richiamo "ai due Governi e alla Comunità internazionale, affinché si trovino, subito e senza indugio, altre strade, che comprendano il dialogo e la ricerca sincera della pace". Poi quello "per la grave situazione umanitaria nel Corridoio di Lachin, nel Caucaso Meridionale", dove "è necessario compiere ogni sforzo a livello internazionale per trovare soluzioni pacifiche per il bene delle persone". Francesco ricorda anche che oggi è la 70/a Giornata Mondiale dei malati di lebbra, verso i quali esprime "vicinanza", puntando il dito contro la loro discriminazione.
"Con grande affetto", il Papa saluta i ragazzi e le ragazze dell'Azione Cattolica della Diocesi di Roma, venuti nella "Carovana della Pace" - due si affacciano con lui alla finestra per leggere il loro messaggio - che ringrazia per la loro iniziativa, "tanto più preziosa quest'anno", "perché, pensando alla martoriata Ucraina, il nostro impegno e la nostra preghiera per la pace devono essere ancora più forti".
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Infine il suo pensiero va proprio al viaggio che tra due giorni lo porterà in Congo e in Sud Sudan. "Quelle terre sono provate da lunghi conflitti - ha sottolineato -: la Repubblica Democratica del Congo soffre, soprattutto nell'Est del Paese, per gli scontri armati e per lo sfruttamento; mentre il Sud Sudan, dilaniato da anni di guerra, non vede l'ora che finiscano le continue violenze che costringono tanta gente a vivere sfollata e in condizioni di grande disagio". In Sud Sudan "arriverò insieme all'Arcivescovo di Canterbury e al Moderatore dell'Assemblea Generale della Chiesa di Scozia: vivremo così insieme, da fratelli, un pellegrinaggio ecumenico di pace". "A tutti chiedo, per favore, di accompagnare questo viaggio con la preghiera", ha concluso.