sabato 6 aprile 2024
In due successive udienze Francesco ha ricevuto seimila volontari della CRI e l'associazione Sant'Angela Merici di Siracusa. «L'indifferenza che non fa commuovere di fronte ai drammi è un male»
Il Papa con i volontari della Croce Rossa Italiana

Il Papa con i volontari della Croce Rossa Italiana - ANSA

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Da una parte nel mondo «crescono, come zizzania, razzismo e disprezzo». Dall'altro però occorre «globalizzare la solidarietà» sia a livello nazionale che internazionale. È il monito del Papa ai sei mila volontari della Croce Rossa Italia, ricevuti in udienza nell'Aula Paolo VI in occasione del 160.mo anniversario di fondazione dell’organizzazione. Francesco ha ringraziato gli operatori della Cri per la loro preziosa presenza, soprattutto laddove «il fragore delle armi soffoca il grido dei popoli, il loro anelito di pace e il loro desiderio di futuro». La fraternità è possibile, è la sua indicazione, quando l’impegno è «ispirato ai principi di umanità, imparzialità, neutralità, indipendenza, volontariato, unità e universalità».

«Se si mette al centro la persona - ha sottolineato il Pontefice -, si può dialogare, lavorare insieme per il bene comune, andando oltre le divisioni, abbattendo i muri dell’inimicizia, superando le logiche dell’interesse e del potere che accecano e rendono l’altro un nemico. Per il credente ogni persona è sacra. Ogni creatura umana è amata da Dio e, per questo, portatrice di diritti inalienabili».

Il Papa ha inoltre incoraggiato la Croce Rossa, «simbolo eloquente di un amore per i fratelli che non ha confini, né geografici, né culturali, sociali, economici o religiosi», a proseguire nel suo «servizio insostituibile» nelle zone di conflitto o colpite da disastri ambientali, «nell’ambito della formazione e della salute» e nell’impegno mostrato «a favore dei migranti, degli ultimi e dei più vulnerabili». E tra questi ultimi ha inserito i bambini, specie quelli che vengono dall'Ucraina, che a motivo della guerra non sanno più sorridere. Per questo, partendo dallo slogan per questo anniversario “Ovunque per chiunque”, ha ricordato che «nessun contesto può dirsi libero dalla sofferenza, libero dalle ferite del corpo e dell'anima», e che pertanto è necessario «globalizzare la solidarietà, globalizzare la solidarietà, operando a livello nazionale e internazionale». Di fronte ad all’odierna società che è più «dell’io più che del noi», quindi egoista», ha proseguito Francesco, la parola chiunque «ci ricorda che ogni persona ha la sua dignità e merita la nostra attenzione». «Non possiamo voltarci dall’altra parte o scartarla per le sue condizioni, la sua disabilità, la sua provenienza o il suo status sociale. Per questo - ha concluso il Papa - vi esorto a continuare a stare accanto ai fratelli e alle sorelle che hanno bisogno, con competenza, generosità e dedizione».

Anche in un'altra udienza, quella ai membri della Fondazione Sant'Angela Merici di Siracusa, in occasione dei 50 anni di fondazione, il Pontefice è ritornato sugli stessi concetti. «L'indifferenza, l'individualismo che ci chiude alle sorti di chi ci sta accanto, e quella anestesia del cuore che non ci fa più commuovere davanti ai drammi della vita quotidiana, queste tre cose sono i mali peggiori della nostra società. Per favore, non vergognatevi di piangere, di provare commozione per chi soffre; non risparmiatevi nell'esercitare compassione con chi è fragile, perché in queste persone è presente Gesù». Il Papa ha chiesto per loro la grazia di saper «piangere con chi piange». Una grazia, perché è difficile oggi avere la capacità di commuoversi davanti al dolore dell'altro. Anche Gesù, ha affermato il Pontefice, si è lasciato toccare profondamente dal dolore di quanti incontrava, fino a piangere davanti alla morte dell'amico Lazzaro». Dunque, ha concluso, «accompagnare chi è nel dolore è dare testimonianza della compassione del Signore che nel Vangelo dice: "Tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me».

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