Fedeli in Piazza San Pietro per la canonizzazione di 14 nuovi santi - Ansa
Il servizio, non la ricerca del potere, è lo stile di vita del cristiano. Lo ha sottolineato il Papa durante l’omelia della Messa di canonizzazione di 14 nuovi santi celebrata in Piazza San Pietro. E il servizio – ha aggiunto - «non riguarda un elenco di cose da fare, quasi che, una volta fatte, possiamo ritenere finito il nostro turno; chi serve con amore non dice: “adesso toccherà a qualcun altro”. Questo è un pensiero da impiegati, non da testimoni. Il servizio nasce dall’amore e l’amore non conosce confini, non fa calcoli, si spende e si dona. L’amore – ha spiegato ancora Francesco - non si limita a produrre per portare risultati, non è una prestazione occasionale, ma è qualcosa che nasce dal cuore, un cuore rinnovato dall’amore e nell’amore». Ed è appunto una mentalità di servizio, modellata sull’amore a Gesù e alla Chiesa, nella piena testimonianza del Vangelo, quella che ha caratterizzato i 14 nuovi santi, tra cui due italiani: Giuseppe Allamano fondatore dei Missionari della Consolata ed Elena Guerra “l’apostola della Spirito Santo” cui si deve la Congregazione delle Suore di Santa Zita. A completare questo straordinario elenco, che è stato presentato dal cardinale Marcello Semeraro prefetto del Dicastero delle Cause dei santi, Marie-Léonie Paradis fondatrice delle Piccole Suore della Santa Famiglia e i cosiddetti martiri di Damasco, perché uccisi in odio alla fede in un attacco al loro convento in Siria nel 1860. Si tratta dei francescani Manuel Ruiz Lopez con sette compagni e i tre fedeli laici Francesco, Abdel Mooti e Raffaele Massabki. Si tratta com’è ovvio di uomini e donne dalle personalità differenti, accomunate però dal desiderio di imitare il Signore, il cui stile di servizio, ha aggiunto il Pontefice, si riassume in tre parole: vicinanza, tenerezza e compassione. «Dio si fa vicino per servire; si fa compassionevole per servire; si fa tenero per servire. Vicinanza, compassione e tenerezza». La fede e l’apostolato che hanno portato avanti i nuovi santi, ha proseguito il Papa, «non ha alimentato in loro desideri mondani e smanie di potere ma, al contrario, essi si sono fatti servi dei fratelli, creativi nel fare il bene, saldi nelle difficoltà, generosi fino alla fine».
Il Papa con il presidente della Repubblica, Mattarella - Ansa
L’Angelus
Al termine dell’Eucaristia cui era presente il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, durante l’Angelus guidato alla fine della celebrazione, il Papa ha preso spunto dalla vita di san Giuseppe Allamano per ricordare la necessaria attenzione verso le popolazioni più fragili e più vulnerabili. «In particolare - ha aggiunto Francesco - penso al popolo Yanomami, nella foresta amazzonica brasiliana, tra i cui membri è avvenuto proprio il miracolo legato alla canonizzazione» del fondatore dei Missionari della Consolata, cioè la guarigione di un indigeno gravemente ferito dall’attacco di un giaguaro. «Faccio appello alle autorità politiche e civili – ha continuato Bergoglio - , affinché assicurino la protezione di questi popoli e dei loro diritti fondamentali e contro ogni forma di sfruttamento della loro dignità e dei loro territori». Un messaggio tanto più significativo dal momento che coincideva con la Giornata Missionaria Mondiale, il cui tema – “Andate e invitate al banchetto tutti” (cfr Mt 22,9) – ci ricorda, ha spiegato il Papa, «che l’annuncio missionario è portare a tutti l’invito all’incontro festoso con il Signore, che ci ama e che ci vuole partecipi della sua gioia sponsale. Come ci insegnano i nuovi santi: “ogni cristiano è chiamato a prendere parte a questa missione universale con la propria testimonianza evangelica in ogni ambiente”» (Messaggio per la XCVIII Giornata missionaria mondiale). Infine, a margine della recita dell’Angelus un nuovo invito a «pregare per le popolazioni che soffrono a causa della guerra – la martoriata Palestina, Israele, Libano, la martoriata Ucraina, Sudan, Myanmar e tutte le altre – e a invocare per tutti il dono della pace».