giovedì 2 maggio 2024
Alla consueta udienza generale del mercoledì, Francesco lancia l'ennesimo appello a pregare per la pace. Nella catechesi la riflessione sulla fede: la sua vera nemica non è l'intelligenza ma la paura
Il Papa all'udienza generale in Aula Paolo VI, mercoledì 1 maggio 2024

Il Papa all'udienza generale in Aula Paolo VI, mercoledì 1 maggio 2024 - Vatican Media

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È terribile “guadagnare con la morte”, ma “purtroppo oggi gli investimenti che danno più reddito sono le fabbriche delle armi”. A lanciare l’ennesimo appello contro la guerra e, in particolare, contro l’industria delle armi, che genera guadagni costruendo strumenti di morte, ieri, è stato papa Francesco, che, ancora una volta, al termine della consueta udienza generale del mercoledì, ha chiesto con forza di pregare per la pace. “Preghiamo per i popoli che sono vittime della guerra – ha detto il Pontefice durante i saluti al termine della catechesi tenuta nell’Aula Paolo VI –. La guerra sempre è una sconfitta, sempre. Pensiamo alla martoriata Ucraina che soffre tanto. Pensiamo agli abitanti della Palestina e di Israele, che sono in guerra. Pensiamo ai Rohingya, al Myanmar, e chiediamo la pace. Chiediamo la vera pace per questi popoli e per tutto il mondo”.

Al centro della riflessione settimanale, Francesco ha messo il tema della fede, la prima delle tre virtù teologali, che, ha ricordato, “sono i grandi doni che Dio fa alla nostra capacità morale. Senza di esse noi potremmo essere prudenti, giusti, forti e temperanti, ma non avremmo occhi che vedono anche nel buio, non avremmo un cuore che ama anche quando non è amato, non avremmo una speranza che osa contro ogni speranza”.

La fede “è l’atto con cui l’essere umano si abbandona liberamente a Dio”, ha ricordato Bergoglio, che poi ha indicato, quali testimoni di questa capacità, Abramo e poi Maria: entrambi, fidandosi di Dio, di fatto seguono una strada sconosciuta, che molti avrebbero evitato, perché troppo rischiosa.

Questa virtù, ha poi aggiunto Francesco, è quella che “fa il cristiano”. Perché “essere cristiani non è anzitutto accettare una cultura, con i valori che l’accompagnano, ma essere cristiano è accogliere e custodire un legame, un legame con Dio: io e Dio; la mia persona e il volto amabile di Gesù. Questo legame è quello che ci fa cristiani”.

Richiamando, poi, l’episodio evangelico della tempesta sedata, il Papa ha notato che “la grande nemica della fede: non è l’intelligenza, non è la ragione, come, ahimè, qualcuno continua ossessivamente a ripetere, ma la grande nemica della fede è la paura”.

Ed ecco perché, anche, “per un genitore cristiano, consapevole della grazia che gli è stata regalata, quello è il dono da chiedere anche per suo figlio: la fede. Con essa un genitore sa che, pur in mezzo alle prove della vita, suo figlio non annegherà nella paura”.

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