mercoledì 6 settembre 2023
Nell'udienza ai vescovi greco-cattolici ucraini il richiamo al martirio della gente sotto le bombe di cui non si parla mai troppo. Donati una croce e un Rosario dei due preti catturati dai russi
L'udienza di papa Francesco ai vescovi della Chiesa greco-cattolica ucraina

L'udienza di papa Francesco ai vescovi della Chiesa greco-cattolica ucraina - Vatican Media

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«Io sono con il popolo ucraino». Papa Francesco ribadisce ancora una volta la sua vicinanza alla nazione aggredita dall’esercito russo che da diciannove mesi è in guerra. Lo ha detto ricevendo in udienza questa mattina i vescovi che partecipano al Sinodo della Chiesa greco-cattolica ucraina in corso a Roma fino al 13 settembre. Un “abbraccio” testimoniato anche al termine dell’udienza generale in piazza San Pietro quando, salutando i pellegrini di lingua italiana, ha accennato alla festa liturgica di dopodomani, la Natività di Maria. «A lei, donna della tenerezza, affidiamo le sofferenze e le tribolazioni della cara e martoriata Ucraina», l’invocazione di Francesco.

L'udienza di papa Francesco ai vescovi della Chiesa greco-cattolica ucraina

L'udienza di papa Francesco ai vescovi della Chiesa greco-cattolica ucraina - ugcc.ua

Non ci sono dubbi sulla posizione del Papa. Ecco perché, ha spiegato lo stesso Francesco ai presuli ucraini, «il fatto che abbiate dubitato con chi sia il Papa è stato particolarmente doloroso per il popolo ucraino. Voglio assicurarvi la mia solidarietà e la mia costante vicinanza orante». Parole riportate in una nota della stessa comunità ecclesiale. Il riferimento indiretto è alle frasi del Pontefice sulle figure dell’imperialismo russo (Pietro il Grande e Caterina II) e all’invito ai giovani russi a non dimenticarsi di essere eredi di un patrimonio rappresentato dalla “Grande Madre Russia”. Un passaggio estratto dal messaggio in collegamento video per un gruppo di ragazzi riuniti a San Pietroburgo che aveva chiarito nel volo di rientro dal suo ultimo viaggio apostolico. «Di ritorno dalla Mongolia – ha confermato il Pontefice ai vescovi ucraini – ho affermato che il vero dolore è quando il patrimonio culturale di un popolo subisce una “diluizione” ed è sottoposto alle manipolazioni da parte di un certo potere statale, a seguito delle quali esso si trasforma in un'ideologia che distrugge e uccide. È una grande tragedia quando tale ideologia si intromette nella Chiesa e sostituisce il Vangelo di Cristo».

Papa Francesco con il capo della Chiesa greco-cattolica ucraina, l'arcivescovo maggiore Sviatoslav Shevchuk

Papa Francesco con il capo della Chiesa greco-cattolica ucraina, l'arcivescovo maggiore Sviatoslav Shevchuk - Vatican Media

Fin dall’inizio del conflitto, il Papa è accanto alla gente sotto le bombe. A cominciare dai più piccoli, ha ricordato davanti ai vescovi greco-cattolici. «Loro ti guardano e hanno dimenticato il sorriso». E ha aggiunto: «Questo è uno dei frutti della guerra: togliere il sorriso ai bambini». Un’attenzione confermata dal suo impegno personale e diplomatico a restituire alle famiglie i ragazzi “deportati” in Russia. È una delle linee d’azione della missione di pace del cardinale Matteo Zuppi, presidente della Cei.


Nelle due ore di colloquio Francesco ha espresso il suo dolore per il senso di impotenza davanti alla guerra. «Una cosa del diavolo, che vuole distruggere», ha ammonito. E ha riaffermato i suoi sentimenti di partecipazione alla tragedia che vivono gli ucraini, con una «dimensione di martirialità» di cui non si parla abbastanza, sottoposti a crudeltà e criminalità. Per ribattere alla logica delle armi, c’è bisogno di più preghiera, ha evidenziato il Pontefice. «Per la conversione e la fine del conflitto», scrive la Sala stampa vaticana in un comunicato di sintesi dell’appuntamento. Così, rispondendo alla richiesta emersa durante l’incontro, il Papa ha manifestato il desiderio che nel mese di ottobre, soprattutto nei santuari, si dedichi la preghiera del Rosario alla pace, e in particolare alla pace in Ucraina.

Papa Francesco con i vescovi della Chiesa greco-cattolica ucraina

Papa Francesco con i vescovi della Chiesa greco-cattolica ucraina - Ansa

Come gesto di fraternità e amicizia verso il popolo ucraino, Francesco ha portato con sé un'icona di Maria Theotokos (Madre di Dio) che ha mostrato ai presuli. «Questa immagine mi è stata donata da Sua Beatitudine Sviatoslav quando era un giovane vescovo in Argentina. Prego ogni giorno davanti a lei per l'Ucraina». Al suo fianco proprio il capo della Chiesa greco-cattolica, l’arcivescovo maggiore di Kiev, Sviatoslav Shevchuk, che guidava la delegazione di quarantacinque vescovi arrivati nella capitale italiana dal Paese aggredito e dagli Stati della diaspora ucraina, dall’Europa all’America, all’Australia. «Nel colloquio con il Santo Padre – ha riferisco Shevchuk – abbiamo espresso al Papa tutto ciò che i nostri fedeli in Ucraina e nel mondo ci hanno affidato di trasmettere al Pontefice. I nostri vescovi hanno parlato in ucraino, inglese, portoghese e italiano e hanno affermato che alcune dichiarazioni e gesti del Papa e della Santa Sede sono dolorosi e difficili per il popolo ucraino, che attualmente sanguina nella lotta per la propria dignità e indipendenza». Le incomprensioni tra Ucraina e Vaticano dall’inizio della invasione su vasta scala, hanno osservato i presuli, «vengono utilizzate dalla propaganda russa per giustificare e sostenere l'ideologia omicida del “mondo russo”, quindi i fedeli della nostra Chiesa sono sensibile ad ogni parola del Pontefice come voce universale di verità e di giustizia». Consapevoli della chiara posizione di Francesco, i vescovi ucraini lo hanno ringraziato per il suo costante sostegno all'Ucraina a livello internazionale, per le sue azioni umanitarie, per la missione dell’inviato speciale papale, il cardinale Matteo Zuppi. «I giovani ucraini sono stati sinceramente commossi dall'umiltà delle vostre parole nel chiedervi perdono per il fatto che non era possibile fare di più per porre fine alla guerra», ha detto l’arcivescovo maggiore di Kiev richiamando l’incontro a porte chiuse del Pontefice con i ragazzi ucraini a Lisbona durante la Gmg di agosto.

L'icona mostrata dal Papa che gli era stata donata

L'icona mostrata dal Papa che gli era stata donata - ugcc.ua

L’udienza è cominciata un’ora prima del previsto per avere l’opportunità di dialogare più a lungo con i vescovi, spiega la Chiesa greco-cattolica. Secondo Shevchuk, il colloquio «è stato un momento di ascolto reciproco e un'opportunità di dialogo franco e sincero». I vescovi hanno chiesto a Francesco di iniziare con una preghiera per una pace giusta in Ucraina e per tutti coloro «che stanno morendo in questo momento nel nostro Paese per mano dell’aggressore russo». Così il Papa ha recitato il Padre nostro per l’Ucraina e il suo «popolo sofferente». Diversi i pastori che sono intervenuti per raccontare la sofferenza che in luoghi e modi diversi stanno sperimentando le loro comunità. Da qui il grazie del Pontefice che ha ricordato l’esempio di Gesù durante la Passione, il quale non rimane vittima degli insulti, delle torture e della Crocifissione, ma testimonia il coraggio di dire la verità, di essere vicini al popolo, perché non si scoraggi. «Non è facile – ha detto – è santità questo, ma il popolo ci vuole santi e maestri di questa strada che Gesù ci ha insegnato».

Donati a papa Francesco la croce, il Rosario e il libro dei due sacerdoti prigionieri dei russi dallo scorso novembre

Donati a papa Francesco la croce, il Rosario e il libro dei due sacerdoti prigionieri dei russi dallo scorso novembre - ugcc.ua

Nel corso dell’incontro si è parlato anche dell’impegno del Papa in prima persona e dell’intera diplomazia vaticana per la liberazione dei prigionieri di guerra. In particolare, i vescovi ucraini hanno ricordato i due sacerdoti redentoristi, padre Ivan Levytskyi e padre Bohdan Haleta, prigionieri dei russi dal novembre 2022 quando sono stati arrestati con false accuse a Berdyansk, città occupata dai militari di Mosca nella regione di Zaporizhzhia. E proprio al termine dell’udienza l’arcivescovo maggiore ha donato al Papa alcuni effetti personali dei due preti catturati: una croce missionaria, un libro di preghiere e un rosario. «Essi testimoniano la sofferenza della nostra Chiesa e del suo popolo di fronte agli orrori della guerra causata dall’aggressione russa. Come tesoro inestimabile, ve li consegniamo con la speranza che presto giunga una pace giusta in Ucraina». Regalata a Francesco anche un'icona di Gesù Cristo salvata dalla chiesa bruciata dai russi nel villaggio di Chervone nella regione di Zaporizhzhia.

Il cardinale segretario di Stato vaticano, Pietro Parolin, al Sinodo della Chiesa greco-cattolica ucraina

Il cardinale segretario di Stato vaticano, Pietro Parolin, al Sinodo della Chiesa greco-cattolica ucraina - ugcc.ua

Il drammatico caso dei sacerdoti rapiti è stato affrontato anche dal cardinale segretario di Stato vaticano, Pietro Parolin, nel suo intervento di ieri al Sinodo della Chiesa greco-cattolica. «La Santa Sede condivide la vostra preoccupazione per la loro sorte e non trascura occasione alcuna per chiedere loro notizie e per ottenerne, possibilmente, la liberazione», ha detto. Poi ancora una precisazione sulle polemiche scaturite al rimando all’imperialismo russo. I continui appelli pubblici del Papa, la sua lettera al popolo ucraino del 24 novembre 2022, la sua azione per l’Ucraina, i suoi gesti «ripetuti e significativi» rendono «ingiusto dubitare del suo affetto per il popolo ucraino e del suo sforzo, non sempre compreso e apprezzato, di contribuire a porre fine alla tragedia in atto e ad assicurare una pace giusta e stabile attraverso il negoziato», ha affermato il porporato. Quindi Parolin ha messo in luce l’attenzione della segreteria di Stato che, «al fianco del Santo Padre, si è interessata dello scambio dei prigionieri, del rimpatrio dei bambini ucraini dalla Russia (questione sulla quale si è focalizzata la missione del cardinale Zuppi, inviato speciale del Papa, nelle sue visite a Kiev e Mosca), dell’accordo sull’esportazione del grano, degli aspetti umanitari del piano di pace proposto dalle autorità ucraine».

Il cardinale Kurt Koch, prefetto del Dicastero per la promozione dell’unità dei cristiani, al Sinodo della Chiesa greco-cattolica ucraina

Il cardinale Kurt Koch, prefetto del Dicastero per la promozione dell’unità dei cristiani, al Sinodo della Chiesa greco-cattolica ucraina - ugcc.ua

Nella stessa giornata ha preso parte ai lavori del Sinodo anche il cardinale Kurt Koch, prefetto del Dicastero per la promozione dell’unità dei cristiani, secondo il quale «le conseguenze di questa guerra sono ancora imprevedibili» e «ci vorrà tempo perché le ferite nel corpo e dell’anima di così tante persone possono guarire». Quindi il richiamo ai gravi danni al dialogo ecumenico dovuti al conflitto. Come testimoniano le tensioni dentro e fuori l’Ucraina con il patriarcato di Mosca che ha “benedetto” l'intervento di Putin.



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