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Nati non con un carisma specifico, non con un “campo particolare di apostolato”, ma per un solo obiettivo, “l'annuncio del Vangelo a tutte le persone e a tutti gli ambienti”. E quindi a servizio del "carisma della Chiesa", disponibili a tutte le sue necessità “in ogni luogo”.
Come riporta Vatican News a un certo punto della lunga lettera con cui il Papa si fa vicino e celebra il 30° anniversario del Forum internazionale di Azione Cattolica viene descritto con chiarezza il profilo dell’istituzione che oggi e sabato, tra “memoria e profezia”, ripercorre in un evento alla Domus Mariae a Roma, e in collegamento on line, tre decenni di un percorso comunitario mondiale.
L’intuizione del cardinale Pironio
Francesco rende subito omaggio all’artefice, il “profondo sognatore” che diede l’impulso inziale e il sostegno dell’incoraggiamento, il cardinale argentino Eduardo Pironio, un innamorato dell’Azione Cattolica e delle sue capacità e potenzialità. Che nel ‘91 si disse certo che fosse giunto per questo organismo il “momento provvidenziale dello Spirito per - cita Francesco - un profondo rinnovamento del suo impegno spirituale, dottrinale, apostolico e missionario”. Con il Forum che avrebbe aperto “ad altri paesi la fertilità di un'esperienza associativa così ricca di frutti e così piena di speranza".
Radici e identità
Tanti sono i meriti accumulati dall’Azione Cattolica e il Papa sottolinea che “molti di quelli evangelizzati” al suo interno “hanno portato verità, profondità e Vangelo in aree civili, spesso chiuse alla fede”. I santi e i beati laici dell'Azione Cattolica, scrive, “sono una ricchezza per la Chiesa. Quelli che erano ‘i santi della porta accanto’ per tante comunità”. Tuttavia la storia non è lineare e luci e ombre si sono intrecciate anche su questo percorso con momenti di crisi, stanchezza, indifferenza. Dunque, afferma, “per non dimenticare chi siamo e dove andiamo è essenziale per noi ricordare sempre di nuovo (…) qual è la nostra origine, conoscere il cuore della madre che un giorno ci ha messo al mondo”. E la Madre, ribadisce il Papa è la Chiesa.
Missione globale
La pandemia globale che ha reso vulnerabile ogni area del mondo allo stesso modo come mai in passato, nota Francesco, “ci ha diviso e reso disuguali. Ci troviamo uguali nel bisogno, ma diversi nelle possibilità” in mezzo a una tempesta che “mette a nudo tutti i tentativi di inscatolare e dimenticare ciò che ha nutrito l'anima dei nostri popoli”. E globale oltre al virus, prosegue il Papa, è pure la nostra epoca in campo economico, culturale e in altri settori. Uno scenario che spinge Francesco a individuare anche per il Forum di Azione Cattolica “una missione globale”, dove i 30 anni di vita sono da un lato traguardo e dall’altro una sfida. La sfida della Chiesa di oggi, spinta a essere “in uscita”.
“Là dove va la storia”
L’invito del Papa è ad andare “dove va la vita e la storia dei nostri popoli, senza pregiudizi, senza paure, senza classificazioni e senza sentirci regolatori della fede di nessuno. Un invito ad essere lì, dove sono i loro interessi, le loro preoccupazioni, le loro ferite più profonde e le loro più grandi ansie”. Perché “non c'è povertà più grande che non avere Dio, cioè vivere senza la fede che dà senso alla vita, senza la speranza che ci dà la forza di lavorare, senza sentirsi amati da qualcuno che non delude. Questo è il luogo e le persone dove l'Azione Cattolica deve svolgere la sua missione”. Siate, insiste, persone di comunione, di passione evangelizzatrice, sapendo di non dover lavorare per formare “il futuro cristiano” bensì di “accompagnare il processo di fede del cristiano attuale, secondo le caratteristiche della tappa della vita in cui si trova”.
La gioia di annunciare il Vangelo
In chiusura di lettera, Francesco fa tre richieste al Forum: sentire “molto profondamente l'urgenza di lavorare per la fraternità e l'amicizia sociale come mezzo per ricostruire un mondo ferito”. “Seminare nel cuore di tutti che l'autentica spiritualità cristiana è quella che si radica nel desiderio di santità e che questo - ricorda - è un cammino che parte dalle beatitudini e si realizza da Matteo 25; amare e lavorare per i nostri fratelli più sofferenti”. E terzo, che ci sia – e si noti – “lo spirito che anima tutti i vostri progetti e lavori”, quello di essere una Chiesa che esce e vive la dolce e confortante gioia di evangelizzare”.