Papa Francesco incontra i gesuiti a Timor Est durante il suo ultimo Viaggio apostolico - Antonio Spadaro, S.I.
«Dare testimonianza con prudenza e con coraggio». Così Papa Francesco, nel corso dei tre incontri avuti con i confratelli gesuiti in Indonesia, Timor Est e Singapore durante il suo ultimo viaggio apostolico (2 – 13 settembre), rispondendo a un confratello che chiedeva consiglio sulle situazioni in cui i cristiani sono perseguitati. È quanto riferisce padre Antonio Spadaro, sottosegretario del Dicastero per la cultura e l’educazione, presente agli incontri, che ha realizzato in esclusiva per La Civiltà Cattolica il resoconto dei colloqui che verrà pubblicato nel quaderno 4.183 della rivista di cui il gesuita siciliano è scrittore emerito.
L'appello per la liberazione Aung San Suu Kyi
Tra i tanti dati particolari emersi da questi colloqui vi è il pensiero che papa Francesco ha rivolto per la liberazione Aung San Suu Kyi, la leader birmana destituita, promotrice dei diritti umani e Nobel per la pace, in prigione dal 2021 dopo il colpo di Stato militare, e in generale per il Myanmar con le sue ferite. «Ho chiesto la liberazione della signora Aung San Suu Kyi è stato l’appello - e ho ricevuto il figlio a Roma. Ho offerto il Vaticano per accoglierla nel nostro territorio».
Nei suoi colloqui con i confratelli ha voluto rievocare importanti figure della Compagnia di Gesù che hanno segnato la sua personalità da san Pierre Favre (primo sacerdote gesuiti ai tempi di sant’Ignazio), san Francesco Saverio missionario proprio in Asia e il gesuita olandese che guidò l’Ordine dal 1983 al 2008 Peter Hans Kolvenbach.
«Padre Arrupe uomo di Dio»
Un pensiero particolare è quello che Francesco ha rivolto al basco padre Pedro Arrupe (1965-1983) storico e carismatico preposito dei gesuiti negli anni del Post-Concilio. «Padre Arrupe è stato un uomo di Dio. Io sto facendo il possibile perché arrivi agli altari. È davvero un modello di gesuita: non aveva timore, mai sparlava degli altri, si è giocato per l’inculturazione della fede e per l’evangelizzazione della cultura. Alcune volte sono andato di nascosto al Gesù per pregare, e sono sempre passato dalla tomba di padre Arrupe. Evangelizzazione della cultura e inculturazione della fede: sono la missione fondamentale della Compagnia»
Il primato della preghiera nella vita del Pontefice
Numerosi, poi, i consigli del Papa per la missione dei religiosi in Asia con un ricordo verso grandi figure della Compagnia di Gesù quali Matteo Ricci. In particolare, papa Francesco nei suoi colloqui ha insistito sempre ad accompagnare il proprio servizio con la preghiera, una necessità fondamentale. Anche per lui, il Papa, che al confratello gesuita che gli domanda come faccia a pregare nel mezzo delle sue giornate così piene di impegni, risponde: «Ne ho bisogno, sai? Ne ho proprio bisogno. Mi alzo presto, perché sono vecchio. Dopo il riposo, che mi fa bene, mi alzo verso le 4, poi alle 5 comincio la preghiera: dico il breviario e parlo al Signore. Se la preghiera è un po’, diciamo così, ‘noiosa’, allora dico il Rosario. Poi vado al Palazzo per le udienze. Poi pranzo e mi riposo un po’. A volte davanti al Signore faccio una preghiera silenziosa. Prego, celebro l’Eucaristia, certo. La sera – aggiunge il Pontefice - faccio ancora un po’ di preghiera. È molto importante per la preghiera fare la lettura spirituale: dobbiamo far crescere la nostra spiritualità con buone letture. Prego così, semplicemente… È semplice, sai? Alcune volte mi addormento nella preghiera. E questo, quando capita, non è un problema: per me è un segnale che sto bene con il Signore! Mi riposo pregando. Non lasciare mai la preghiera!».