mercoledì 9 aprile 2014
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Caro direttore,
ad agosto dell’anno scorso mi trovavo in vacanza con la mia famiglia a Peschici, nel Gargano, per qualche giorno di riposo. In un pomeriggio caldo pieno di sole, siamo saliti dal mare lungo la scalinata che porta al paese e siamo arrivati nella piazza della chiesa parrocchiale. Siamo entrati per una visita e una preghiera. È li che ho incontrato questa piccola donna, vestita di nero, seduta in un banco in fondo alla chiesa. Vedendomi posizionata davanti alla bellissima e nota locandina “Uno di noi” si è avvicinata dicendomi: «Lei ha firmato? Se vuole può farlo ora. È una cosa seria e importante. Speriamo di raccogliere il numero di firme necessario e di sapere poi come andrà a finire!». Ho guardato la donna con grande tenerezza che mi è rimasta nel cuore. Quella raccolta di firme è stata una raccolta popolare, le persone semplici si sono fidate e hanno osato chiedere una firma in più. Una firma, un volto, così abbiamo scritto diverse volte nei nostri comunicati, sui giornali, nelle interviste. Ed è stato proprio così. Una firma, un volto.
Domani parto per Bruxelles con gli altri amici membri del Comitato italiano “Uno di Noi” per l’audizione pubblica che si terrà presso il Parlamento europeo il 10 aprile dalle 9 alle 12,30. Volevo farlo sapere alla mia amica di Peschici e a tutte le persone che con grande entusiasmo e serietà hanno raccolto una a una le firme consegnate.
Maria Grazia Colombo, portavoce nazionale del Comitato “Uno di noi”
Proprio così, cara e gentile amica: un milione e ottocentomila firme, un milione e ottocentomila volti. Ciascuno importante, ciascuno responsabile. E in nessun momento, mai, parte di una massa indistinta. Proprio come la sua amica pugliese di Peschici. È questa la forza di “Uno di noi” la prima «iniziativa di cittadini europei» pensata per dire che l’uomo e la donna sin dal primissimo inizio della loro esistenza ci sono, sono “noi”. Un’iniziativa per interpellare coloro che reggono le sorti della Ue e ne definiscono le regole comunitarie che si è realizzata grazie a una semplicemente straordinaria e luminosa partecipazione “dal basso” di tanta, tanta gente normale. Persone vere, cittadini – appunto – e non sudditi di un’Europa che non può e non deve essere solo un luogo governato da arcigni “regolamenti” economico-finanziari, ma deve riprendere a crescere come casa e agorà di popoli accomunati dalla grande cultura che è stata generata dall’incontro tra Atene e Gerusalemme e che affonda le sue radici anche nella fede cristiana e nell’umanesimo che da essa è illuminato e nutrito. Ma la cosa che mi piace di più è sapere e far sapere che ad accompagnare a Bruxelles i membri del Comitato italiano “Uno di noi” sia, in queste, ore il ricordo grato di quanti hanno dato parola, cuore e gambe all’iniziativa e soprattutto, uso le sue parole, il senso di una «grande tenerezza». Questa è la lingua e questo è l’animo di chi crede e di chi è, davvero e senza secondi fini, innamorato della vita.
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