Caro direttore,
a molti l’onorevole Berlusconi appare indisponente. È molto probabile tuttavia che su di lui la storia darà un giudizio più obiettivo. A mio parere è come un principe rinascimentale. E comunque, chi la pensa come me anche se non la pensa come lui, gli riconosce di aver fermato la «gioiosa macchina da guerra» di occhettiana memoria. La sua ultima 'clamorosa' decisione – che lei, direttore, ha giudicato severamente – è stata quella di togliere la fiducia al governo Monti gettando nel panico per un giorno i mercati finanziari, e scombussolando il nostro mediocre quadro istituzionale. Io lo ritengo, per usare un termine militare, un blitz che ha obbligato tutti a una brusca accelerazione nelle decisioni politiche, frantumando i rapporti all’interno di molte realtà che vivacchiando – cito lei ad altro proposito – «tiravano a campare per paura di tirare le cuoia».
Credo che, in sostanza, l’Italia si trovi nelle stesse condizioni della Francia all’agonia della Terza Repubblica. L’unica speranza è che Mario Monti, con una sua squadra, scenda direttamente in campo e, forte di un vasto consenso elettorale, possa portare a termine tutte le riforme, anche costituzionali, ormai indispensabili. Alcune di esse sono le riforme che Berlusconi aveva in mente e che non è riuscito a realizzare. A giudizio unanime, quando Monti è stato chiamato a guidare il governo, l’Italia era di fronte a una Caporetto, ora deve affrontare la Battaglia d’Inghilterra e come il 'leone' di quella battaglia. Spero che in futuro si possa dire di nuovo: «Mai così tanti dovettero tanto… a così pochi». Cordiali saluti e auguri.
Francesco Zanatta, Brescia
Prima di risponderle, caro signor Zanatta, una premessa mi pare necessaria: sono di quelli che non riescono a credere che dopo diciotto anni e dopo la clamorosa e fallimentare 'caduta' della cosiddetta Seconda Repubblica qualcuno pensi sul serio di ricominciare da un confronto tra una 'gioiosa macchina da guerra' di sinistra e uno schieramento di destra che spara slogan politico-fiscali 'millenaristi'. La fine del mondo, in questo senso, c’è già stata.
Possibile che non se ne siano accorti? Tanti, tantissimi italiani invece ne sono del tutto consapevoli. E piuttosto che ingoiare il rospo, sono disposti ad ascoltare il Grillo. O a fare il digiuno del voto. 'Quel' bipolarismo, infatti, è finito, decisamente male. Per fallimento proprio, e per aver portato a un passo dalla rovina l’intera baracca. Serve un bipolarismo nuovo, che certo dovrà maturare, ma che è bene che incominci adesso. Perché ci meritiamo una dialettica politica serrata e seria, ma fondata su un comune rispetto per le regole e per l’avversario.
Insomma, mai più mortificante e becera come quella che così a lungo abbiamo dovuto sperimentare, cortina fumogena (e velenosa) che troppo ha dissimulato e nulla ha sanato delle magagne nazionali e che ha contribuito a imbruttire e screditare l’Italia in faccia all’Europa e al mondo. Lascio perdere ogni considerazione già fatta (sulle riforme, per esempio, ho di nuovo ragionato proprio qui e appena ieri). E vengo al punto. Cioè, per usare le sue parole, all’«unica speranza». Io non credo che in politica ne esistano, ma penso che ci siano speranze più fondate e ragionevoli di altre. E Mario Monti ne ha suscitate di questo tipo. Tanta gente spera che si spenda ancora e con decisione, nel campo politico che gli è più naturale, quello che in Europa si esprime nella grande famiglia del Popolarismo. È sensato sperare che possa farlo in condizioni meno d’emergenza e più attente a fragilità e famiglie, che contribuisca ancora a rimettere in carreggiata l’Italia e la Ue. Dipende da lui, solo da lui e, un po’ anche dalle 'qualità' (davvero onorevoli, reclama la gente) di chi gli potrebbe stare accanto. Ma sono certo che Monti si rende conto della 'pretesa' di serietà, di onestà, di pulizia, di archiviazione di certo impudente vecchioarnesume che ha acceso. Per il resto, è scontato che continui a trovare chi tenta di ostacolarlo, di dissuaderlo e persino di intimidirlo. Così come è scontato – lo spettacolo va in scena da mesi – che lo calunnino, che gli chiedano insolenti 'prove del sangue' e ne mettano in dubbio moralità, trasparenza, civismo, addirittura la fede cattolica. E non sarò certo io a stupirmi del fatto che, contemporaneamente, lo blandiscano. Perciò mi ripeto, usando le sue immagini, caro Zanatta: Monti ci ha fatto fare, spiegandoceli, i sacrifici che hanno scongiurato una disastrosa Caporetto della Repubblica, ma ora la scelta di andare alla «Battaglia d’Inghilterra» dipende da lui. Che sa bene che l’Italia, comunque, non dipende e non potrà mai più dipendere dalle scelte e dalla fatica di uno solo. In una grande democrazia come la nostra, infatti, tutti sono necessari e nessuno è indispensabile. Anche se ci sono momenti in cui alcuni sono più necessari degli altri. Monti oggi lo è, per molti italiani. La saluto, caro Zanatta, augurandole un Natale vero e pieno di speranza.
Ed è lo stesso caldo augurio che faccio a tutti gli amici lettori e al nostro Paese.