Caro direttore,
sono un francescano-cappuccino. Condivido il vostro sforzo di una lettura evangelica e serena dei fatti del giorno. Leggo le pagine di attualità, di cultura cristiana e con attenzione anche quelle di politica. Lo faccio per rendere realistica la mia preghiera di intercessione. Se San Francesco fosse in mezzo a noi, sono certo che, in questo tempo di crisi e perciò di sacrifici, si rivolgerebbe con parole benevoli ma franche ai fratelli con grazia di beni temporali affinché aprano il cuore alla comprensione, quasi in una gara di spontanea solidarietà, a beneficio dei molti che faticano a tirare avanti. Vivesse oggi, userebbe cellulare, mail, facebook… per il contatto personale, lui che ha usato la penna per molti messaggi agli uomini del suo tempo. Uno di questi lo indirizzò ai "Reggitori dei popoli". E nessuno lo accusò allora e lo accuserebbe oggi di far politica. Ho cercato di sognare come San Francesco si rivolgerebbe alle persone benestanti del nostro tempo, che cosa direbbe loro senza metterli a disagio: hai una casa grande, uno stipendio alto, un patrimonio e di fronte a te ci sono piccoli imprenditori in difficoltà, giovani che bramano lavorare, famiglie con fame, una nazione in crisi... Tu puoi molto: la tua solidarietà non solo diminuirebbe le disuguaglianze, ma costituirebbe un boomerang con ritorni di benessere, pace, amicizie e serenità, quello che Gesù chiama «il centuplo in questa vita». La tua apertura d’animo diventerebbe espressione di fecondità perché tu hai diritto a essere felice, ma nessuno lo può essere se è fuori dalla verità della fraternità che sola rende liberi.
Le utopie sono irrealizzabili. San Francesco fidandosi degli insegnamenti di Gesù, ritenuti utopici, li ha tuttavia realizzati con le sue scelte nella propria esperienza, con letizia. Un augurio di pace e bene.
Fra Mariano Brignoli, ofm cap Casalpusterlengo (Lo)
Mi piace davvero molto, caro fra’ Mariano, l’immagine del «boomerang» di bene. Credo (e non solo perché sono un ottimista...) che ce ne siano in giro già più di quanti si pensi. Ma so anche, come lei, che ne servono ancora di più, perché il bene, la generosità, la solidarietà, l’agape cristiana e francescana non sono mai abbastanza e le vite e le storie di coloro che «fanno fatica» meritano di essere riconosciute e abbracciate in modo fraterno. Grazie per il suo sogno, grazie per la sua preghiera. Pace e bene.