Caro direttore,
nella mia città, La Spezia, all’inizio della settimana, il Consiglio comunale controllato da una maggioranza di sinistra ha approvato l’istituzione del 'registro delle unioni civili'. Unici a votare contro, i consiglieri di centrodestra, oltre a un astenuto del centrosinistra. Non voglio qui entrare nel merito dell’effettiva utilità di questo strumento (in altri Comuni dove esiste già, o è scarsamente utilizzato oppure è stato cancellato in quanto vuoto), ma voglio solo riflettere su quello che già succede e succederà a breve nel nostro ambiente diocesano: associazioni a difesa della famiglia, persone o presidenti di varie realtà aggregative sono, ora, prontissimi a fare comunicati, riflessioni e interviste per dirsi contrari a quanto successo in Consiglio comunale e per spendersi a favore della difesa dell’istituto familiare stracciandosi le vesti per quanto deliberato. Il fatto quantomeno curioso, che personalmente trovo molto grave, è però che costoro sono in parte (anche se non tanti quanto pensano di essere…) gli stessi che alle elezioni hanno votato e cercato di far votare esponenti di sinistra, magari deridendo e osteggiando chi da cattolico difende i famosi 'valori non negoziabili'. Non è mia intenzione, sia chiaro, difendere, per di più fuori tempo massimo, il vecchio centrodestra, una parte spesso indifendibile... Mi preme solo giudicare sui fatti, anzi su questo fatto. Smettiamola di prenderci in giro: almeno sui valori noi cattolici dovremmo essere chiari e uniti; invece, ancora una volta, ci ritroviamo a piangere sul latte versato. Io non ci sto. È uno spettacolo spiacevole, incomprensibile, e – se non fosse che è una cosa seria – ridicolo. Vorrei sperare in un qualche cambiamento nel futuro, ma temo che non impareremo molto neanche stavolta. Si facevano le veglie di preghiere per Eluana in diocesi, quattro anni fa, e poi si sono votati personaggi e partiti che, a livello locale, al prossimo Consiglio comunale – è già all’ordine del giorno – approveranno anche il 'testamento biologico' e a livello nazionale che ancora osteggiano aspramente l’approvazione della legge sul 'fine vita' (il cui cammino è stato sollecitato anche da tante associazioni cattoliche e seguito con interesse dai nostri vescovi). In questa fase in cui dilaga l’antipolitica e la protesta contro la 'casta' e mentre sembrano sorgere però anche nuovi movimenti con la partecipazione di esponenti cattolici, penso sia necessaria una riflessione grande e matura per affrontare le sfide delle problematiche attuali alla luce del magistero della Chiesa e dell’amore per il prossimo. Con un minimo di decente coerenza. Grazie per quanto fa ogni giorno con il nostro giornale.
Domenico Menichinelli, La Spezia
La sua riflessione, caro signor Menichinelli, è quanto mai opportuna e appropriata. È noto che certe iniziative assunte a livello locale in materia familiare (e su altri temi sensibili) hanno finalità più propagandistiche che pratiche – i Consigli comunali non possono in alcun modo sostituirsi al Parlamento –, ma questo non consente sottovalutazioni e minimizzazioni. Quegli strappi e quelle forzature contribuiscono, infatti, a creare un 'clima' e ad accentuare l’indebolimento di un tessuto civile e sociale. Chi ha occhi per vedere, vede bene che la strategia di alcuni, le miopie di altri e le facilonerie di altri ancora hanno finito per capovolgere la cosiddetta visione tradizionale dei fondamentali rapporti familiari rendendo 'sconveniente' in molti sensi il matrimonio tra un uomo e una donna e il fare famiglia secondo la definizione della nostra Costituzione.
Sconveniente – cioè 'vecchio', superato e addirittura disdicevole – prima di tutto sul piano culturale: approvati, ipermediatizzati e presentati come più aperti, moderni e liberi sono ormai quasi solo i rapporti all’insegna della precarietà esistenziale. Sconveniente sul piano morale, perché la civile difesa della tanto vituperata famiglia naturale, fondata sul matrimonio disciplinato dallo Stato, rappresenterebbe – pensate un po’ – una «discriminazione» nei confronti di due uomini o di due donne che vogliono dare una forma giuridica alla loro convivenza che, pure, oggettivamente non è matrimoniale. Sconveniente, infine, sul piano pratico e fiscale con tanti paradossali (e mille volte spiegati sulle nostre pagine) svantaggi piccoli e grandi a carico di chi mette su famiglia e mette al mondo figli.
Di fronte a tutto questo, dai cattolici impegnati è lecito – proprio come lei dice – attendersi «un minimo di decente coerenza» con i valori cardine del nostro umanesimo, con una visione antropologica che accomuna ai cristiani, altri credenti e tanti laici. Anche persone 'di sinistra', come ha di nuovo dimostrato nelle ultime settimane l’intenso dialogo sulle nostre pagine tra i quattro intellettuali che qualcuno ha definito «marxisti ratzingeriani» e altrettanti intellettuali cattolici. Ma contemporaneamente per tutti noi cittadini-elettori diventa più che mai necessario mettere in campo una esigente lucidità di giudizio nei confronti delle diverse proposte e figure politiche. Chi le fa risolini di compatimento e sufficienza per questo, caro amico, non ha capito niente e niente, ma proprio niente, di buono continuerà a raccogliere sulla strada del vero bene comune. E io credo che il tempo degli errori, dei silenzi e delle sottovalutazioni sia proprio scaduto.