Caro direttore,
ho pagato l’Imu con qualche sacrificio. Tanto per fare un esempio: niente vacanze quest’anno. Sento tuttavia con rammarico che parte degli italiani non la pagherà, supportata anche dai proclami demagogici e populisti di qualche partito. Non vorrei andasse a finire come per il canone Rai dove a pagare sono sempre gli stessi e trovarmi a dicembre con la seconda rata più alta proprio in virtù di questi mancati introiti.
Umberto Brusco, Bardolino
Più d’uno, caro signor Brusco, persino in questi tempi irati e confusi (e di piccoli e grandi mugugni da tassati e tartassati) le risponderebbe con Kant: «Fai quel che devi, accada quel che può». Io dico anche che essere onesti in un presunto mondo di furbi, non è una scelta da babbei, da gente che non ha capito niente, ma è lo stile e la dignità di quelli che non cercano alibi fasulli e che non si rassegnano all’ingiustizia. Appunto, non rassegniamoci. E poiché «a pensar male ci si azzecca», capovolgiamo una buona volta quell’atteggiamento cinico-pessimista: reagiamo pensando – e agendo – bene. Ché a farlo ci si azzecca due volte. PS. Se un cittadino paga tutte le maggiori tasse che gli toccano e, per questo, non va in vacanza, le casse pubbliche si riempiono un po’ di più, ma un altro pezzo d’Italia lavora meno o non lavora proprio. E il Pil non cresce. Si chiama autogol.