sabato 7 febbraio 2009
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VICENDA ELUANA / 1«TEMPO PER CRISTIANI SCHIETTI» Caro Direttore,in questi giorni, noi friulani notiamo con gioia quale forza e lucidità abbia Avvenire, la voce dei cattolici italiani, che – da sempre, senza falsità e con una competenza di alto livello – si è schierato dalla parte della vita. Grazie ad Avvenire, noi cattolici ci sentiamo incoraggiati a riflettere e a non temere di far udire la nostra voce sulla «questione Eluana», come su altre questioni morali importanti. Ma purtroppo, c’è un tempo – ed è questo – in cui ti senti frastornato e schiacciato dai fatti che scorrono veloci, giudicato sulla tua fede e sulle tue convinzioni morali da una presunta «opinione pubblica». Il risultato è il mutismo, il nascondimento, la chiusura mentale e relazionale, perché ti senti impaurito e timoroso di esprimere la tua posizione: temi di sbagliare un po’ su tutto. Temi di sbagliare, perché non possiedi il linguaggio tecnico appropriato per sostenere un confronto con chi è forbito di vocaboli, indottrinato ideologicamente e arringato alla lotta dal partito che difende la scelta eutanasica. Temi, di essere impreparato sui temi della morale della vita fisica e lasci ad altri «più esperti» il compito di esprimersi. Temi di essere considerato «talebano», «integralista», o anche solo «bigotto», e preferisci un silenzio di compromesso. Temi di presentare una posizione morale non condivisa dai tuoi confratelli preti o dal tuo consiglio pastorale; temi di essere considerato «non al passo con i tempi», o forse troppo intruppato nell’obbedienza al magistero della Chiesa cattolica. Temi di perdere il tuo posto di lavoro, l’incarico di docente, il posto di prestigio in società e scegli di tacere per «non provocare divisioni». Temi e taci. Sorridi con gli altri, e ti rinchiudi nella comunicazione di luoghi comuni. Aspetti che «accada qualcosa«, invochi il «miracolo» risolutore che ponga fine a quello, che in cuor tuo ancora consideri «strazio», ma che in pubblico ti accontenti di definire «situazione imbarazzante». Temi, e senti la morte nella tua coscienza. Temi di essere sbagliato, inopportuno, fuori luogo. È il timore che in questi giorni colgo dai miei conterranei friulani. Forse è un timore risultato di una antica sottomissione culturale, che ha devastato il nostro popolo lungo i secoli, privandoci della forza della parola e del mordente necessario che certe occasioni della storia richiedono. Un timore culturale che genera la perdita dell’identità cristiana e rende tutti impotenti nelle relazioni. Ma questo è un tempo che richiede capacità di esprimere tutta la propria opinione, tutta la fede e la convinzione morale. Questo è il tempo in cui non è richiesto di essere un «professionista» delle questioni morali, ma il «semplice» cristiano che – cordialmente e convintamente – ama la vita, tutta la vita, sempre la vita, esprimendo con lucida chiarezza ciò in cui crede e perché lo crede. In questi giorni, ogni silenzio appare come dichiarazione di tradimento della propria appartenenza a Cristo e alla Chiesa. E in Friuli, forse, c’è troppo silenzio. Silenzio, anche attorno al nostro arcivescovo, che ostinatamente grida, prega e soffre per Eluana e le tante altre come lei.sac. Dino Bressan - UdineVICENDA ELUANA / 2«CHIAMARE LE COSE COL LORO NOME»Caro Direttore,anzitutto una parola di dolore: ciò che è accaduto a Eluana e ciò che vorrebbero farle adesso è di una tristezza infinita. Chi la ama, a partire da suo padre e sua madre e da quelli che fino ad oggi sono andati a trovarla o l’hanno accudita, avranno nell’animo un grande senso di desolazione. E il dolore chiede vicinanza, senza se e senza ma. Tuttavia, una vicinanza muta sarebbe una vicinanza equivoca: perciò, accanto alla comprensione per la famiglia Englaro, il rispetto non solo permette ma addirittura comanda che si voglia bene a Eluana e alla verità che la riguarda, prima di tutto. Nessuna sentenza potrà stabilire che toglierle cibo e acqua fino al collasso sia un modo di voler bene a questa donna. Di certo non c’è nulla di giusto e civile in questo protocollo crudele e disumano. Totalmente ingiusto è anche ricostruire nei tribunali la presunta volontà di questa creatura: la realtà è che lei non ha mai chiesto a nessuno di essere uccisa in questa maniera truce. Se uno ti chiedesse di non farlo vivere in una condizione penosa, tu capisci forse di farlo morire atrocemente? E poi: basta davvero una volontà ricostruita – giusto per sapere, perché per certi esami clinici o per lasciare in eredità a qualcuno un’automobile serve molto di più –? Si può definire «chiara», quella volontà, se ci sono voluti diciassette anni per «accertarla» e con tutte le testimonianze che vanno in direzione opposta? Quel che è peggio non è l’accecamento dei congiunti. Peggiore è la folle certezza di quei medici che pronunciano dogmi laici su Eluana «morta da diciassette anni» – ma allora non è che un pezzo di carne, eliminabile in modo molto più veloce e indolore… – o su una persona che «non può sentire dolore» – chi vive accanto alle persone in stato vegetativo giura che sentono molto, nel bene e nel male; e anche chi si è «risvegliato» giura di aver sentito e capito moltissimo, per anni… –. Peggio ancora è che da tempo c’era qualcuno che aveva premeditato i passaggi nelle Corti dello Stato o nelle Commissioni parlamentari usando questa donna e la sua storia per forzare l’ordinamento giuridico e il senso etico del nostro paese. Vergogna incancellabile per quanti, a partire dal sindaco di Udine prof. Honsell o dal senatore Ferruccio Saro, tengono il sacco ai ladri di civiltà all’opera in Friuli e in Italia. E poi son capaci di indignarsi perché la Chiesa interviene a difendere un’indifesa: e cosa volevano, che la Chiesa facesse l’ancella che versa acqua di silenzio e di ipocrisia per lavare le mani assassine dei Pilato di turno? Nei suoi uomini ci saranno pure montagne di difetti, ma nei suoi messaggi le cose si chiamano ancora con il loro nome.don Alessio GerettiTolmezzo (Ud)VICENDA ELUANA / 3«I FASTI DELLA DECADENZA ITALIANA»Caro Direttore,prima fu l’aborto, poi venne Welby, e ora Eluana Englaro: la progressione continua, forse i prossimi saranno i portatori di handicap mentale, visto che diminuisce sempre più il rispetto per chi non è pienamente cosciente secondo bassi standard umani. Mi lascia interdetto e mi sconforta che i media chiamino il tutore «papà Beppino», con esibita vicinanza al suo dolore. Chiede rispetto per il loro dolore, io chiedo rispetto per la vita che soffre, sempre dono e mai possesso. Anche F. Gazzoni ha scritto un bellissimo articolo dalla prospettiva del giuscivilista a contestare l’assurdità giuridica di una Cassazione che pretende di legiferare. I neogiacobini radicali continuano la loro serie di offerte al Moloch della pretesa libertà, guarda caso quasi sempre libertà di farsi del male, più o meno coscientemente. La serie dei tributi di sangue che richiedono questi politicanti, esclusi dal Parlamento, servi di una oscura ideologia dovrebbe cominciare a inquietare più di qualcuno e invece niente, rimane solo il silenzio dei tromboni pseudo intellettuali cattolici e laicisti di ogni età che invitano al dialogo e alla riflessione, ancora. Mi associo a quanti si stringono dignitosamente e coraggiosamente intorno ai loro vescovi. Apprezzo Sacconi e i pochi politici di entrambi gli schieramenti coerenti in tanta ipocrisia; disapprovo fermamente Fini che continua a tranciare giudizi superficiali e paternalisti dettati solo da opportunismo. L’Italia bolsa e imborghesita celebra i fasti della sua decadenza, consentendo a una minoranza rumorosa di imporre il proprio volere e di strumentalizzare persino il dolore taciuto e le lacrime esibite.Giovanni CogliandroVICENDA ELUANA / 4SCONCERTOCaro Direttore,sono sconcertata dalle dichiarazioni del dott. De Monte, l’anestesista che si è assunto l’onere (e l’onore?) di far morire Eluana. Il collega ha dichiarato di essere rimasto «sconvolto» quando ha visto Eluana e che la donna «è morta 17 anni fa». Sorgono alcune domande. Innanzitutto mi chiedo : cos’è che l’ha «sconvolto»? Nella sua lunga esperienza professionale non aveva mai visto una donna in stato vegetativo? Mi risulta che molte persone in questi anni hanno avuto modo di andare a visitare Eluana e nessuno ha manifestato un turbamento così devastante. Anche la vedova del carabiniere Coletta (una delle vittime della strage di Nasiryah) le ha fatto visita e ha dichiarato: «Quando l’ho vista, abituata com’ero alle foto di lei ragazza, mi ha scosso, oggi è una donna. Ma poco dopo è diventato tutto così normale, come fossi a trovare una persona in ospedale. Anzi, ho sentito tanta dolcezza e nessun ribrezzo o pena. Né ho visto alcun «sacco di patate», come qualcuno descrisse Eluana, ma una persona che è tutt’altro. La sensazione più bella? Quando l’ho accarezzata. Con la sensazione netta, nettissima, che lei avvertisse le carezze». A proposito: perché non ce l’hanno mai fatta vedere? Si sarebbero fugati tanti dubbi sulle sue reali condizioni; la gente avrebbe potuto constatare che non è attaccata a nessuna spina, ma ha semplicemente un sondino che entra in una narice e giunge fino allo stomaco per portarle il nutrimento di cui necessita. Ma l’affermazione più grave, che è veramente inaccettabile per un professionista, è che l’abbia definita morta. Se fosse morta davvero 17 anni fa, non sarebbe come l’ha descritta la signora Coletta; non saremmo nemmeno qui a parlarne; non sarebbe stata trasportata da Lecco a Udine in ambulanza, ma su un carro funebre; non si adotterebbe un protocollo (primo, in Italia, per comminare una condanna a morte dal tempo del fascismo) che prevede la sospensione della nutrizione e l’introduzione di farmaci, di cui non ha avuto finora bisogno e di cui un cadavere non necessita... E certamente il collega non ignora che in Italia esiste una legge (n.578/1993) che detta le norme per l’accertamento e la certificazione della morte (quella che autorizza l’espianto degli organi, per capirci) che richiede «la cessazione irreversibile di tutte le funzioni dell’encefalo». Ma Eluana ha il cuore che batte, i polmoni che ventilano spontaneamente, il cervello, il tronco encefalico e il cervelletto anch’essi funzionanti, con l’eccezione di quelle aree corticali che sono lesionate e determinano il suo stato. Certo è che in nessun posto al mondo un paziente in queste condizioni è dichiarato morto: lo fa un anestesista di Udine un po’ sconvolto. Da ultimo ho ancora una domanda per il collega e la sua équipe di zelanti volontari: una volta conclusa questa triste vicenda, con quale animo torneranno, da professionisti, a occuparsi di altri malati? Saranno ancora capaci di aiutare a vivere i pazienti?Donatella Da Corte dirigente di I livello U.O. Oncologica Ospedale S.Martino di Belluno VICENDA ELUANA / 5INCREDIBILE MEDICINA DEL RIFIUTOCaro Direttore,se la vicenda di Eluana può richiamare un paragone tra Davide e Golia, non è certamente Beppino Englaro Davide. Per il quasi univoco schieramento espresso da mass media, opinion leader e intellettuali, chi si può sentire dalla parte degli indifesi e di combattere contro i mulini a vento sono proprio coloro che operano nel settore, le associazioni che si battono incessantemente accanto alle famiglie che vivono situazioni analoghe di pazienti in stato vegetativo. Incredibilmente sta venendo fuori la «medicina del rifiuto» come si evince dall’articolo di Umberto Veronesi su "La Repubblica" del 6 febbraio: non più una medicina che va vista con fiducia e rispetto delle cura, nella condivisione medico/famiglia per l’interesse del paziente, ma un clima di ostilità e diffidenza verso il medico e gli operatori. Prima di sapere come essere curato mi attrezzo e mi difendo contro un nemico… Sembra che secoli di storia, conquiste tecnologiche e ricerche effettuate non servano più a niente. L’unica parola, l’unico motto oggi possibile verso il quale tutti siamo immolati è: «autodeterminazione» anche per chi non ha coscienza e non può esprimere direttamente il proprio parere. Si parla e si dicono cose dure e che hanno ricadute su migliaia di pazienti e famiglie, poi nello scrivere si è molto più sobri e accondiscendenti. È il caso di Ignazio Marino che proprio ieri, sempre su La Repubblica, poneva il dubbio della certezza e rifletteva sul rapporto medico paziente e sulla «convergenza di intenti con la famiglia e gli ammalati». Forse un pentimento tardivo? Ma come si può avere convergenza di intenti se lui stesso sostiene in tutte le sedi, con accanimento, che nutrizione e idratazione sono terapie, contro le convinzioni di molti medici del settore, le associazioni e migliaia di famiglie che hanno pazienti in condizioni simili ed hanno bisogno del nutrimento artificiale per sopravvivere? Ma la vicenda di Eluana pone in evidenza un altro aspetto: come i giornali ed i mass media affrontano la comunicazione sul coma. Troppo, molto spesso, si pubblicano e si diramano informazioni non esatte, affermazioni lesive di ricerche mediche e situazioni ormai acclarate. Le affermazioni del primario di Udine: «Eluana è morta 17 anni fa» è soltanto uno degli ultimi casi. Per questo, anche come giornalista professionista appartenente alla categoria, ho scritto al presidente dell’Ordine dei Giornalisti, Lorenzo del Boca, perché apra una riflessione, regolamenti se possibile, e tenga conto di una carta degli impegni «Comunicare il coma» che anni fa abbiamo definito con l’Ordine dei giornalisti dell’Emilia Romagna, l’Università degli Studi di Bologna, il Segretariato Sociale della Rai e la Rete Italiana Città Sane con la consulenza di un gruppo di familiari che vivono il problema.Fulvio De Nigrisdirettore Centro Studi per la Ricerca sul Coma - Gli amici di LucaVICENDA ELUANA / 6«GIORNALISMO A TESI»Caro Direttore,volevo raccontare a lei e ai lettori lo sconforto provato dopo aver assistito all’approfondimento serale del Tg3 di martedì 2/2 su Eluana... bell’esempio di servizio pubblico! Si parte ovviamente con la solita stantia discussione circa l’influenza del Vaticano in Italia rispetto ad altri Paesi europei: chiaro, più facile buttare sempre tutto sul terreno della polemica, dello scontro tra laici e cattolici, dell’«ingerenza», piuttosto che discutere di eutanasia, di argomentazioni mediche e scientifiche. Se non ricordo male, si richiama il punto di vista di Amato Da Monte, il medico che accompagnerà Eluana alla morte... di testimonianze secondo un altro punto di vista non c’è traccia, men che mai di medici. Avanti con la rassegna stampa: c’è posto per i titoloni ad effetto dell’Unità (per ultima, così si ricorda meglio…), ovviamente non per Avvenire. Dulcis in fundo: una sembianza di contraddittorio con due opinioni a confronto. A favore della morte di Eluana si va a cercare il prof. Veronesi, medico di fama mondiale nonché campione delle battaglie laiciste su tali argomenti; a favore della vita, se non erro, il direttore de "Il Tempo". Con tutto il rispetto, il diverso spessore dei due interlocutori, almeno sull’argomento in questione, è evidente e voluto... ed è sempre un caso che i medici intervistati siano solo di una parte? Ma non basta: al prof. Veronesi viene dedicata una lunga e strutturata intervista, al direttore forse la metà del tempo. Per finire, poco manca che il giornalista che intervista Veronesi gli stenda uno zerbino sotto i piedi... mai visto un giornalista che inizi una domanda esprimendo opinioni personali («La Chiesa fa proselitismo?») porgendole poi su un piatto d’argento a Veronesi. Pseudo-giornalismo a tesi, a tratti imbarazzante. Chi ha paura della libertà?Giorgio StambazziVICENDA ELUANA / 7«CAMBIERÀ LA CULTURA OCCIDENTALE»Caro Direttore,grazie per il vostro straordinario e intelligente lavoro che dal 10 Luglio 2008, incessantemente, veglia su un fatto che cambierà la cultura occidentale. Per Eluana... preghiamo. Anch’io sono devastata dalla incompetenza bioetica dei giudici, alti e bassi, e non provo pietà per un padre che ha usato sua figlia per umiliare e negare la legge morale scritta nel cuore di ogni uomo: non uccidere l’innocente.Agnese FedrigottiMilano

VICENDA ELUANA / 8«RIPARTIRE DAL VALORE DELLA VITA»Caro Direttore,comprendo la sofferenza e la fatica del signor Englaro e a lui vanno il rispetto più profondo e la compassione più sincera di cui il mio cuore è capace. Ma l’epilogo della vicenda di Eluana è un fatto terribile, segno di una mentalità che ci pervade che non solo non è più cristiana, ma neppure più umana, incapace di carità, ma anche dell’uso della ragione. Che la vita non sia nostra, dovrebbe essere evidente. Ma se anche questa evidenza fosse offuscata, com’è possibile che non nasca un brivido, un dubbio, davanti alla consapevolezza che Eluana potrà soffrire atrocemente (vedi il protocollo sanitario messo a punto per «accompagnarla» alla morte)? Serve ripartire da esperienze umane che ci mostrino il valore della vita: persone che per anni in silenzio e letizia accolgono e amano vite fragili e indifese, ce ne sono tante, anche vicino a noi, ed è a loro che dovremmo dare voce e aiuto concreto. Queste persone sono una speranza anche per la mia vita.Maria PeressiTrieste

VICENDA ELUANA / 9«IL PRESIDENTE FIRMI LA GRAZIA»Caro Direttore,formulo una domanda: il capo dello Stato può firmare la grazia visto che una sentenza la condanna a morte?Corrado Cotti VICENDA ELUANA / 10«UNA BIANCA PICCOLA OSTIA»Caro Direttore,nel parossistico clamore dei mezzi di comunicazione, sono passate quasi inosservate le lacrime trattenute a stento di suor Albina Corti, responsabile della clinica "Monsignor Luigi Talamoni" di Lecco. Per 14 anni ha prestato assistenza quotidiana a Eluana e la commozione per il forzato distacco è l’evidenza di una relazione umana, misteriosa ma intensa. La dimenticanza più angosciante è quella del senso (o almeno della domanda sul senso) di questi diciassette anni di vita di Eluana. Emmanuel Mounier, di fronte alla figlia Françoise, colpita a soli sette mesi da encefalite, a causa di una vaccinazione andata male e costretta a vivere in stato vegetativo, di fronte al mistero più grande, il dolore di un’innocente, così scriveva: «Che senso avrebbe tutto questo se la nostra piccola bambina non fosse che un pezzo di carne smarrita non si sa dove, un po’ di vita tormentata, e non questa bianca piccola ostia che ci supera tutti, un’infinità di mistero e di amore che ci abbaglierebbe se la vedessimo faccia a faccia». Appare assolutamente attuale quello che scriveva nel 1972 Eugenio Montale: «Nel nostro tempo quel che avviene nel mondo cosiddetto civile a partire dalla fine dell’illuminismo è il totale disinteresse per il senso della vita. Ciò non contrasta con il darsi da fare, anzi. Si riempie il vuoto con l’inutile».Paolo TomasiGoriziaVICENDA ELUANA / 11«rICORDIAMO PADRE CRISTOFORO»Caro Direttore,a proposito di Eluana, le ricordo le parole con cui nei Promessi Sposi (Cap. VII) padre Cristoforo si rivolge a Renzo: «...non vorrai tu concedere a Dio un giorno, due giorni, il tempo che vorrà prendere, per far trionfare la giustizia?». Basterà sostituire la parola «giustizia» con la parola «vita» – sì, proprio il miracolo che la poverina torni alla vita piena di prima – perché ci sia un motivo in più per non sospendere l’alimentazione e l’idratazione, cioè per non ucciderla.Bruno PellegrinoBresso (Mi)VICENDA ELUANA / 12ISCRITTI AL REGISTRO DEI RETROGRADICaro Direttore,le scrivo per iscrivermi insieme a mia moglie nel «registro dei retrogradi» come suggerito nel bell’editoriale di Francesco d’Agostino del 4 febbraio, visto che siamo già iscritti in quello degli ayatollah. A proposito, la gentile signora Bresso non ci ha ancora risposto: le avevamo chiesto quale legge legittimi la soppressione di cibo e acqua in Italia; forse 15 giorni non sono bastati a trovala.Ermino GaviraghiDaniela SpigaBellusco (Mi)VICENDA ELUANA / 13«GRAZIE SUORE DI LECCO!»Caro Direttore,siamo con lei, siamo con tutti voi che appassionatamente a più riprese con il vostro lavoro giornalistico ci chiedete di alzare voce, di non rassegnarci alla triste fine che è stata progettata su Eluana Englaro. Abbiamo apprezzato in modo particolare le parole delle suorine di Lecco. Qui a loro, alle nostre suorine della Misercordia, vorrei dire grazie. Per la commovente lezione di umanità che lunedi sera prima di mezzanotte mi hanno dato personalmente al telefono, assicurandomi una ininterrotta preghiera per Eluana. Per la profonda testimonianza di evangelizzazione che hanno rilasciato con le loro interviste sul vostro quotidiano. Siamo in assoluta comunione con le suorine di Lecco, per dire grazie a quella silenziosa preghiera che in tutti questi 17 anni è stata offerta da loro alla nostra Eluana. Noi siamo convinti che una morte per fame e per sete non sarebbe giustificabile per nessuna ragione neppure per un animale, figuriamoci se si tratti di una persona, per altro indifesa e gravemente disabile come Eluana. È bastato leggere come le suorine confermassero tutta la vitalità di Eluana già dal battito cardiaco che si percepiva nel silenzio di quella camera alla clinica di Lecco, che ci siamo convinti ancora di più. Abbiamo gridato, abbiamo raccolto il consenso della gente, anche non cattolica. Al bar, in aereo, sui portali social network, al lavoro, ovunque. Nessuno dotato di buon senso e intelligenza è disposto a firmare quella condanna a morte per digiuno né a Udine né altrove. Ecco, la nostra identità cristiana è venuta fuori tutta, senza falsi pudori, anche in mezzo agli assurdi e codardi silenzi invocati da certi politici o aspiranti tali, che non perdono mai occasione per dare il buon esempio, facendo loro per primi silenzio. Grazie suore della Misericordia della Clinica Talamoni di Lecco. Non dimenticheremo mai.Eraldo Ciangherottipresidente Federvita LiguriaVICENDA ELUANA / 14INGIUSTO CHIEDERE IL SILENZIOCaro Direttore, diversi anni fa ripescai fra le vecchie cose di un mio parente deportato durante la guerra, una specie di carta di identità rilasciata dal campo di concentramento. Ricordo che all’interno erano contenute le generalità del detenuto – ovviamente un deportato comune, non credo che gli ebrei venissero elargiti di tale «attenzione» –. Ma la cosa più inquietante era ciò che trovai raffigurato all’esterno: un’effigie di volto umano nell’atto di chiedere di tacere, con tanto di dito indice che partendo dal naso chiudeva la bocca. Da qui a dire che ogni richiesta di silenzio sia nazista ce ne vuole, tante sono quelle legittime. Dal tacere durante le proiezioni cinematografiche, al silenzio durante le ore di lezione, fino alle circostanze più sacrosante: intorno ad un moribondo o ad un lutto. Tuttavia mi chiedo se dietro le accorate richieste di silenzio attorno ad Eluana non vi sia anche una coscienza poco tranquilla, al fondo ipocrita, che chiede di rimuovere qualcosa di tremendamente vero.Maria Emanuela MontanariCervia - Milano Marittima

VICENDA ELUANA / 15INGIUSTO OSCURAMENTOCaro Direttore,molti inviti sono rivolti ai media di non parlare più di Eluana perché la gente ignori quanto perversa sia la decisione del padre Englaro di volerla morta. Tutti i mezzi di comunicazione cattolici diano sempre ampio spazio a questa ingiustizia avallata da tribunali iniqui con il sostegno di correnti ideologiche e il supporto pecuniario di enti facilmente identificabili.mons. Ambrogio MoraniVICENDA ELUANA / 16STRANE CONSTATAZIONICaro Direttore,è strano constatare che per provare la produzione dei redditi in forma associata l’articolo 5), comma 4), lettera a), del Dpr 22.12.1986 n. 917 prescriva l’atto pubblico o scrittura privata autenticata, mentre si voglia considerare sufficiente una interpretazione di un pensiero, si dice provato da nulla se non da vecchi ricordi o convinzioni per somministrare la morte o togliere la vita. Inoltre pensavo che in Italia ci fossero solo enti o istituzioni preposti alla guarigione degli ammalati e non per togliere ad essi la vita che comunque una volta istituiti dovrebbero essere ben differenziati e distanziati gli uni dagli altri.dott. Giuseppe FilipponiUdine
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