Gentile direttore,
non si spiega tanto baccano attorno alla notizia della compravendita del voto. Non è sempre stato così? C’è il disoccupato che se lo vende per dieci euro (anche in carburante) e il gruppo industriale che mette in Parlamento una lobbista affinché curi i suoi interessi. Ma questo è il male minore rispetto allo scippo in itinere del potere del cittadino di scegliersi i suoi rappresentanti. Fra poco saranno tutti nominati, con grande risparmio sulla macchina elettorale che così sarà rottamata. Le tirannie si annunciano anche così, in modo soft, dolce, ma non per questo meno devastante.
Francesco Greco, Montesardo (Le)
No, non è così, gentile signor Greco. Il voto di scambio non è affatto inevitabile. Non ci creda, e non si rassegni. E neppure è vero che i nostri parlamentari "saranno" domani tutti nominati, lo "sono stati" ieri. Fino, e anche lei certo lo sa bene, alle elezioni generali 2013. Fino a quando è rimasto in vigore il cosiddetto Porcellum, che proponeva liste bloccate senza alcuna possibilità di scelta della persona da parte del cittadino-elettore. Poi è arrivata la sentenza della Corte costituzionale che ha "smontato" quel sistema di regole. E, infine, tra compromessi, contorsioni, accordi fatti e disfatti, consensi espliciti e calcoli nascosti, le Camere hanno votato la nuova disciplina chiamata Italicum. Che non è certo una meraviglia e non restituisce interamente al corpo elettorale il potere di "preferire" gli eletti, ma non è affatto la fotocopia della precedente. Prefigura infatti un Parlamento selezionato per una buona metà dagli elettori e per l’altra metà eletto grazie alla preferenza automatica ai capilista. Fissa finalmente una soglia minima (il 40%) per l’assegnazione del premio di maggioranza. E introduce un secondo turno elettorale eventuale tra le due formazioni più votate nel caso in cui nessuno raggiunga quella soglia nella prima chiamata alle urne. Il meccanismo dell’Italicum farà sì, infine, che la maggioranza in seggi (340) assicurata allo schieramento vincitore sarà per oltre il 70% decisa da chi userà l’arma della libera preferenza. Non l’ottimo, ma un passo avanti. E io continuo a sperare che non sia l’ultimo. Quanto al rischio di tirannia (dolce o meno) che lei evoca, esso diventa concreto soprattutto quando si affievoliscono la passione e la partecipazione democratica. Il vero antidoto è questo. Lo ricordo volentieri proprio oggi, mentre tanti milioni di italiani sono chiamati alle urne. Ricordiamocelo sempre, ricordiamocelo tutti.