Walter Cherubini
Il suo sarcasmo, caro Cherubini, non è privo di argomenti. Condivisi, peraltro, dai tanti lettori che ogni anno, all’approssimarsi del Festival, si fanno vivi per stigmatizzare le spese che il servizio pubblico, finanziato dal contribuente, sostiene per soddisfare le richieste e i cachet, spesso esorbitanti, delle «star» portate alla ribalta di Sanremo. Ora, bisogna dare atto alla Rai di aver cercato – come tempi, logica e buon gusto impongono – di introdurre un calmiere. Ma si deve anche constatare come questi tentativi di moralizzazione stentino a cambiare, in modo sensibile, le regole di un «mercato dei vip» senza più misura né proporzioni. Una «bolla» speculativa che neanche l’enorme potere contrattuale dei procuratori, che gestiscono le «comparsate» delle star, riesce a spiegare del tutto. L’intero mondo della televisione vive fra l’incudine dello «star system» e dei suoi capricci e il martello (o ricatto) degli inserzionisti pubblicitari, meglio disposti a investire su palinsesti, programmi e trasmissioni popolati di personaggi alla moda e potenzialmente in grado di catalizzare audience. Quanto a Rania di Giordania, è comprensibile il suo apparire sulla passerella internazionale del Festival: la giovane sovrana rappresenta, infatti, il volto sorridente dell’islam più aperto e tollerante, e s’impegna meritoriamente in attività caritatevoli. Meritoria sarebbe anche una seria riflessione della Rai sulla questione-compensi dei vip. In una fase nella quale si mette all’ordine del giorno addirittura la soppressione «per risparmiare» di importanti sedi giornalistiche nel Sud del Mondo, non si dovrebbe neanche prendere in considerazione l’ipotesi di far esplodere ulteriormente capitoli di spesa già gonfi. Non riesco proprio a credere, caro lettore, che un servizio pubblico degno di questo nome possa farlo.
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