Caro direttore,
sabato scorso, 14 giugno, mentre aspettavo l’inizio della prima partita della nostra Nazionale trasmessa dalla Rai, mi sono reso conto che tra le 23.40 e le 23.45 sono state mandate in onda ben quattro pubblicità sulle scommesse: una ogni due pubblicità non di scommesse. Tutto questo ben sapendo che le fasce di cittadini italiani più esposte al rischio di dipendenza da scommesse sono proprio i giovani sotto i 23 anni e gli adulti maschi sopra i 40. In più c’è la novità della scommessa con il credito del cellulare, insomma: niente di più facile! Davvero un bello spettacolo di solidarietà nazionale. Forse la vera partita è proprio con le coscienze di chi decide la programmazione pubblicitaria in fasce di massimo ascolto. Con rispetto e stima per la vostra campagna contro l’azzardo.
Marco Campo
È ormai davvero impressionante, caro signor Campo, l’intensità della pubblicità “azzardata” negli immediati dintorni di avvenimenti tv di grande richiamo per tutti ma, in particolar modo, per le fasce più giovani della popolazione. Ed è stupefacente che l’unica logica che anche in casa Rai sembra guidare – uso la sua stessa formula – «chi decide la programmazione pubblicitaria in fasce di massimo ascolto» sia quella dell’incasso per l’incasso. Siamo colpevolmente giunti a livelli di perniciosa “infestazione” di messaggi tesi a incentivare l’azzardo in tutte le sue forme. E ancora non mi capacito di come in Italia si sia potuti arrivare a tanto in così poco tempo. È troppo contare su un soprassalto di responsabilità da parte dei timonieri del servizio pubblico? O bisogna ridursi a sperare che nel prossimo “contratto di servizio” tra Stato e Rai prenda finalmente corpo una esplicita e forte linea di contenimento di questo tipo di spot? Come lei e come tanti altri, caro amico, noi comunque non ci rassegniamo: serve una norma che blocchi la propaganda di scommesse e affini. Ma già adesso c’è da scegliere. Non è mai troppo presto per fermare la mitragliatrice pubblicitaria dei signori dell’azzardo.