La lotta alla miseria e alle disuguaglianze si fa con misure proprie e servizi “di tutti e per tutti” cioè davvero all’altezza e accessibili, non trasformando anche l’App18 o l’Assegno Unico per i figli in campi di applicazione dell’Isee
Gentile direttore,
giuste le considerazioni di Ambrosini (Ali-Confcommercio) e sue, nella risposta sul bonus cultura per i neo-diciottenni denominato App18. Ma perché anche voi dite che il governo la vuole abolire? Non è così. Lo stesso ministro Gennaro Sangiuliano al Tg2 ha confermato che si vuole solo modificare, mettendo un tetto al reddito (e mi pare giusto che chi ha redditi alti possa permettersi qualsiasi ingresso o acquisto culturale) e introdurre una card e un pin perché sia utilizzata dalla persona che ne ha diritto e non usata da un'altra abusivamente). Apprezzo, direttore, le sue considerazioni e le condivido completamente, ma accreditare l’idea che il governo vuole abolire l'App18 mette in cattiva luce lo stesso governo, ed è la modalità con cui lo contesta l'opposizione. Grazie per le sue considerazioni sull’auspicabile film di Natale, quello dedicato a raccontare la “tregua del 1914!”. Cordialmente.
Mario Gallo
Gentile signor Gallo, purtroppo, in Italia sembra sia diventato non solo difficile ma pressoché impossibile realizzare ed erogare sostegni e “doni” dello Stato, cioè della comunità nazionale, semplicemente “universali” cioè per tutti i cittadini, nessuno escluso, a prescindere da altre considerazioni. Così come, aggiungo, sembra diventato difficile concepire e affermare doveri che, in quanto cittadini, ci riguardano tutti allo stesso modo (penso, in particolare, al servizio civile obbligatorio di cui ho ragionato spesso su queste pagine e in dibattiti pubblici e di cui parla oggi Paolo Lambruschi nel nostro editoriale di prima pagina). Ma non voglio allargare troppo il discorso. Stiamo al punto che lei solleva. E al punto che il presidente Ambrosini e io abbiamo sottolineato: la tendenza molto italiana a non accettare e a rimuovere o svuotare prima possibile misure a carattere “universale”. Tendenza radicata e trasversale, che sta emergendo ancora una volta in una stagione politica di destra e dunque diversa da altre (di sinistra o di larga coalizione) in cui si era manifestata. Stavolta, avviene a proposito sia dell’App18 sia riguardo all’Assegno Unico per i figli. Noi che vogliamo politiche serie e forti e liberanti di contrasto alla miseria, continuiamo a dialogare da anni con governi espressione di maggioranze di differenti colori, portando in evidenza che le politiche contro la povertà subìta non si fanno con le politiche familiari o con gli incentivi di natura culturale erga omnes, ma con strumenti ad hoc. Quali? Strutture e servizi diffusi e all’altezza, tariffe e rette sostenibili o azzerate, borse di studio e accessi in tempi e modi civili. Questo è giusto, questo è necessario, questo rimuove le inique disuguaglianze. Questo per anni in Italia si è costruito (io ero bambino e ragazzo), questo da qualche anno si disfa o si lascia disfare. Non è l’App18 il problema, ma che il Servizio sanitario nazionale sia per davvero “di tutti e per tutti” e, anche, che il benedetto Reddito di cittadinanza (proviamo a pensare l’Italia della pandemia senza questa rete di salvataggio per poveri e impoveriti) venga un po’ meglio modulato e organizzato. Non per nulla, sulle nostre pagine abbiamo cominciato a chiedere la riforma del Rdc – e non la sua cancellazione! – sin dalla prima adozione, ai tempi del governo gialloverde, in sostituzione di quel Reddito di inclusione che era stato anche a mio parere ben concepito, ma troppo poco dotato di fondi. Stravolgere e snaturare non è mettere a punto, ma è abolire. E togliere il carattere di universalità ad App18 significherebbe farne tutta un’altra cosa. Questo abbiamo annotato Ambrosini e io, con argomentazioni convergenti. Credo che lei lo abbia colto. Se il ministro della Cultura, il collega giornalista Sangiuliano, saprà indirizzare l’azione di revisione di App18 del governo attuale nel senso di una maggiore efficacia e di una destinazione rigorosamente rispettata, e però mantenendo l’universale intento originario del provvedimento, saremo lieti di dargliene atto. Speriamo sia così.