Caro Direttore, sono da anni abbonato al Suo giornale ed in più di un’occasione ho letto articoli che affrontavano il problema dei disabili. È di qualche giorno fa un articolo sui disabili in vacanza e sulla «virtuosità» di Ravenna. Ma penso che il vero problema non sia tanto quello degli ostacoli nel periodo di ferie, quanto quello delle difficoltà quotidiane nelle proprie città di residenza. Per questo vorrei parlarle della mia città, Campobasso, non perché sia peggiore delle altre, ma solo perché la conosco bene vivendoci da svariati decenni. L’esperienza di chi è costretto a utilizzare una carrozzella (o come mi è stato una volta precisato «sedia a trazione») è a dir poco avvilente! Il disabile si trova a lottare contro una serie di avversari di diversa natura, ma di uguale ostinazione. Il primo nemico è l’automobilista incivile, che posteggia sia negli spazi riservati ai disabili, sia dinanzi alle rampe che permettono alle carrozzelle di transitare sui marciapiedi. Il secondo ostacolo è nell’arredo urbano: rampe inaccessibili perché troppo strette o troppo ripide pur se realizzate nel rispetto della legge, scivoli per l’accesso ai marciapiedi all’interno delle strisce blu dei posteggi a pagamento, per cui le autovetture sono autorizzate a posterggiare dinanzi. Ancora va segnalato che al disabile è totalmente interdetto il centro storico, che come tutti i centri medioevali è arroccato su un colle. E così un disabile non ha diritto di visitare l’unico museo cittadino, ubicato in un palazzo storico in un punto raggiungibile solo mediante scalinate e neppure di andare a trovare un amico. Ma se il disabile abita nel centro storico? Se vi è nato? Questa zona della città non è accessibile neanche alle madri con carrozzine,agli anziani, alle massaie con le buste della spesa,ai bimbi in bici... Talvolta mi trovo a pensare che, paradossalmente, forse era meglio quando l’egoismo e il cinismo regnavano sovrani e i disabili, allora conosciuti come «handicappati», sapevano chiaramente cosa pensasse di loro la «società». Oggi che leggi e solidarietà hanno abbattuto tantissime barriere culturali e cerebrali, si deve assistere ad un’applicazione della legge cieca e formale. L’importante è applicare le norme, ma senza profondervi cuore e cervello per cui i principali fruitori degli interventi invece di esserne beneficati vengono in realtà sbeffeggiati, poiché l’apparenza formale è salva, ma la loro condizione, di fatto, non cambia. Ma vorrei concludere con due valutazioni che accendono un lume di speranza. La prima è che da un mese nella mia città, che ripeto e ribadisco non è peggiore di tante altre, ma solo un esempio concreto di come vanno le cose del mondo, nella mia città -dicevo- si è insediato il nuovo Consiglio comunale. Al di la dei colori politici (che poco importano) ci sono tanti nuovi eletti di cui molti sensibili alle istanze dei più «deboli». Poi merita menzione la battaglia intrapresa da tre associazioni di volontariato che hanno iniziato, con il patrocinio dell’Amministrazione comunale, una campagna di sensibilizzazione mediante volantinaggio denominata «cittadino modello». L’intento è di sensibilizzare al problema con una dose di sana e civile ironia castigat ridendo mores. Che possa essere l’inizio di un lento e graduale cambiamento delle menti e dei cuori? La saluto con questo punto interrogativo e le invio anche il comunicato stampa e la copia del volantino che i volontari stanno lasciano sulle macchine di chi non è sensibile alle esigenze dei meno fortunati nell’autosufficienza fisica.
Paolo Giordano, Campobasso
Ho riprodotto qui a fianco il «volantino-bonus» che viene infilato sotto il tergicristallo delle auto posteggiate «ignorando le esigenze e i diritti dei disabili». Chi se li vede assegnati può ottenere in premio una «passeggiata con carrozzina comprensiva di neonato», un «giro gratuito per la città su carrozzella per disabili» e addirittura – per chi ne totalizza 5 – il titolo di «cittadino modello 2009». Mi auguro che l’ironia possa ottenere quello che i richiami contro la mancanza di senso civico non riescono a guadagnare. Perché se è vero che nel nostro Paese, dai mille cocuzzoli edificati fin dal Medioevo, le barriere architettoniche costituite da scalinate, salite ripide, androni e scale strette, edifici storici intangibili sono spesso insuperabili, in tanti casi in cui i correttivi sarebbero possibili, questi non vengono messi in atto. E, peggio ancora, come lei rileva, c’è un malcostume diffuso che moltiplica gli ostacoli con comportamenti maleducati, con la prepotenza di chi sa che rimarrà impunito e che magari, se rimproverato, si fa scudo dell’inciviltà generale o addirittura reagisce con violenza. Gli spazi per i disabili e gli accessi facilitati finiscono troppo spesso per essere sequestrati dagli innumerevoli «furbi» che prosperano in troppe città e paesi. Per correggere questo stato di cose, che non trova corrispondenze nell’Europa che sta Oltralpe, bisogna certo insistere sul terreno educativo, ma è altresì necessario che le amministrazioni locali, troppo spesso latitanti, prestino un’attenzione rinnovata sia sul versante dell’applicazione delle norme di tutela in materia edilizia e urbanistica, sia reprimendo i comportamenti scorretti. Ben venga quindi il volantinaggio spiritoso messo in atto a Campobasso, soprattutto perché indice di quella nuova sensibilità che lei rileva in alcuni amministratori. Con l’augurio che d’ora in poi a lei, a tutti gli altri disabili e persone con problemi di mobilità, sarà più facile spostarsi in città.