Quando la vita lotta per restar viva (smettiamo di dar ragioni alla morte)
martedì 4 ottobre 2022

Gentile direttore,
Chiara è bella, ha i capelli neri all’insù come se fosse andata da una parrucchiera per neonati. È fortunata, è nata in una bella famiglia, dopo di lei altri fratelli e altre sorelle. La sua casa è piena di amici, mangiano insieme, scherzano, vanno in vacanza al mare. Poi, non si sa perché, una voce inizia a parlarle nell’orecchio, le dice cosa deve fare e cosa non deve fare. Invece Emma sembra uscita da un libro di Astrid Lindgren: viso bianco, capelli africani, gambe affilate e testa per aria. Suona, va in montagna, sta con gli amici: ha genitori bellissimi. Poi un giorno ha uno strano pensiero: si affaccia dalla finestra, guarda il vuoto e le sembra bello, desidera fare quel volo, farlo per sempre. È un attimo, un pensiero. Ne parla con i genitori, con i servizi, viene ricoverata, da quel giorno tenta continuamente il suicidio, si butta da una finestra, si strozza con un lenzuolo, ricoveri, coma, traumi. Piero sta su una panchina, è un signore, gentile, educato, chiede continuamente scusa, non vuole disturbare, se gli offri un caffè si preoccupa, gli sembra troppo. Cinque anni fa è uscito di casa e non è più tornato. Prima si era laureato in architettura, poi aveva fatto la scuola di cinematografia a New York e in seguito la scuola di fumetto, si era sposato, poi qualcosa lo ha fatto uscire, preferire il freddo, la strada, il pericolo, l’abbandono. Come figlio di pastori e di contadini sono stato educato a non piangere mai. Così con gli anni mi sono allenato a celare sentimenti e passioni, a vivere intimamente ogni emozione: le lacrime anziché andare dall’alto in basso mi hanno inondato dentro fino a formare un lago. Un bacino di gioie e dolori che mi accompagna, ma quando vedo Emma, Chiara e Piero, sento la vita che lotta per restare viva: piccoli fiumi solcano i lembi della mia pelle. Stringiamoci forte al cuore.

Fabrizio Floris


Sì, stringiamoci forte, caro amico, con delicatezza e rispetto. Diamo respiro e calore alla vita e smettiamo di dar sempre più spesso ragioni alla morte. Che comunque ci aspetta, e grazie al Padre – nonostante la nostra vertiginosa libertà di figli ribelli e in cammino – non ne sappiamo né il giorno né l’ora.

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