p. Ottavio Raimondomissionario comboniano - Pesaro
Temo un po’, caro padre Ottavio, le scomuniche abusive, le condanne che scaturiscono dalla pretesa di essere noi soli detentori della profezia ecclesiale. Un genere letterario che in queste settimane ha imperversato, nella noncuranza per la buona fede di chi veniva considerato antagonista del proprio modo di vedere. Talvolta la sfrontatezza è arrivata a insinuare volgarità e usare termini offensivi anche contro i vescovi, che certo non si sottraggono alle critiche ma che mai hanno dato pretesto alla maleducazione. Il suo attaccamento alla Chiesa – e, nel nostro piccolo, al giornale – è quindi un viatico prezioso per un dialogo sincero e proficuo. Vedo che vorrebbe ingaggiarmi in una critica generalizzata alla realtà militare. Da antico obiettore di coscienza non posso che sentirmi solidale con chi agisce concretamente per far progredire la pace, anche se il «pacifismo» è zavorrato di incongruenze che lo squalificano – semplificando: si mobilita solo contro Usa e Israele, mentre rimane praticamente inerte e silente nei confronti di Iran, Corea del Nord, Myanmar, Sudan, Cina... –. Non posso però non ricordare, in parallelo con la sua citazione liturgica, che la preghiera ripetuta in ogni celebrazione prima della distribuzione dell’Eucaristia («O Signore, non sono degno di partecipare alla tua mensa...») è tratta dal Vangelo di Matteo (8,8) dove a pronunciarla è un centurione romano, che diventa esempio di fede, senza che il Signore gli chieda di cambiare mestiere. Può valere anche per noi il riferimento? Vengo poi al suo appello riguardo all’atteggiamento del giornale sulla legge in materia di sicurezza. Se ci ha seguito anche in questi ultimissimi giorni, successivi all’invio della sua email, avrà potuto constatare che il suo auspicio ha trovato ampio riscontro nelle nostre pagine. In tema di immigrazione non abbiamo mai accettato di considerare l’accoglienza come antagonista di sicurezza e legalità. Su questa linea ci siamo mantenuti, riconoscendo le esigenze legittime di sicurezza di tanti nostri concittadini, ma segnalando le misure che trasformavano la risposta «legale» in prevaricazioni e lesioni della dignità. Queste abbiamo denunciato, raccogliendo le voci che le documentavano. Continueremo così, senza censure o pregiudizi ideologici, aperti a ogni considerazione ragionevole, chiusi solo al linguaggio offensivo e al malanimo. Un caro saluto.
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