Gentile direttore,
vorrei portare l’attenzione dei lettori sul modo, a mio parere fuorviante, con cui la stampa ha titolato e raccontato, in questi giorni, lo scandalo dello sfruttamento di ragazzine da parte di uomini adulti e clienti pedofili. Quasi tutti i quotidiani hanno qualificato la vicenda come «lo scandalo delle baby-squillo»: l’accento dunque era sulle minori, quasi sempre definite come prostitute, benché fossero le uniche vittime della situazione, mentre i veri colpevoli, ossia gli sfruttatori e i clienti, restavano prevalentemente in ombra, come quasi sempre succede nella cronaca di questi fatti. Questi titoli hanno legittimato, in qualche modo, i messaggi inqualificabili diffusi da alcuni deputati di questi giorni. La legge penale, viceversa, individua senza alcun dubbio i colpevoli in chi sfrutta il corpo dei minori e dunque il bene giuridico da proteggere è riconosciuto, appunto, nella violazione dell’intimità sessuale del minore visto come vittima anziché come colpevole. Questo spiega perché nessuna giustificazione può rivestire il fatto, peraltro pretestuoso, addotto da uno dei clienti coinvolti, di non essersi avveduto della minore età delle vittime. Come madre di una ragazzina pressoché della stessa età, posso affermare senza ombra di dubbio che, anche se truccata e vestita da donna, nessuna ragazzina di quattordici anni può ingenerare il dubbio di essere un’adulta, perché i suoi pensieri, i suoi desideri e il suo senso di realtà e maturità sono sempre quelli di un’adolescente. Altro dunque che paideia depravata, come qualche autorevole opinionista ha scritto; a essere depravati sono unicamente gli sfruttatori e i clienti che hanno violato in modo inqualificabile e irrimediabile l’intimità sessuale di ragazzine adolescenti.
Monica Cocconi - Docente di diritto amministrativo Università di Parma
Sono perfettamente d’accordo con lei, gentile professoressa Cocconi. E credo di capire perché ha indirizzato proprio a me questa efficace contestazione di certi insopportabili toni di cronaca e di commento della vicenda delle ragazzine che a Roma, ma non solo a Roma, sono state comprate e vendute da uomini adulti. "Avvenire", infatti, non ha condiviso in alcun modo quello sguardo storto e sostanzialmente assolutorio per i veri colpevoli e i veri complici in una storia di cinismo, lussuria e sfruttamento che lei tratteggia. Uno sguardo che ha furoreggiato mediaticamente soltanto perché, stavolta, le minorenni coinvolte erano italiane e per di più residenti nel quartiere "bene" per eccellenza della nostra capitale. Ogni notte e fin dentro il giorno delle città grandi e piccole del Bel Paese, per le strade o nel chiuso di "case di appuntamento" clandestine, si consuma da troppi anni e nell’indifferenza sostanziale di troppe pubbliche autorità un vasto e squallido commercio di migliaia e migliaia di corpi di ragazzine. Adolescenti messe in vendita da criminali senza scrupoli e accaparrate da uomini senza coscienza e senza dignità. Si tratta, però, quasi sempre, di giovanissime donne "straniere", provenienti per lo più (ma non esclusivamente) dall’Est europeo o dall’Africa subsahariana. Ho scritto che tutto questo avviene nella «sostanziale indifferenza» di tante autorità cittadine e di polizia perché la realtà con quale ci scontriamo dice che si finge di non vedere oppure che a questa disumana vergogna (che si è soliti legittimare con l’insulsa etichetta di «mestiere più antico del mondo») si riserva un’attenzione intermittente, che diventa poco a poco una mediocre barzelletta e un rimedio peggiore del male, perché conferma una sconsolante incapacità di considerare e affrontare come merita il problema del "mercato del sesso" e del sesso con persone minorenni.
Meno male che c’è chi non si rassegna e continua a cercare di scuotere le coscienze, risvegliare il senso di responsabilità, liberare le persone. Penso a tutti coloro che si battono contro la schiavitù della prostituzione, che è gravissima a ogni età, ma che quando riguarda giovanissime donne dovrebbe essere ormai considerata in ogni Paese civile con enorme raccapriccio. Ma, soprattutto, penso agli amici della Comunità Papa Giovanni XXIII che continuano la straordinaria opera di don Oreste Benzi, e proprio stasera a Roma, alle 19.30, con partenza da piazza Santi Apostoli, organizzano assieme al Vicariato della diocesi del Papa una "Via Crucis per le donne crocifisse" che si snoderà nel centro della Città Eterna. Sono almeno centoventimila le donne costrette a prostituirsi, vittime della tratta e della violenza, e più di un terzo di loro sono poco più che bambine. Come si fa ignorare o minimizzare questo misfatto e, così, a perpetuarlo rendendosi complici diretti o indiretti di schiavisti e sfruttatori? Ha proprio ragione, gentile lettrice: è tempo che tutti, compresi certi cinici e saccenti opinionisti, aprano gli occhi.