Caro direttore,
mi permetto di scrivere questa lettera ad “Avvenire” per richiamare con chiarezza all’attenzione della ministra dell’Istruzione Valeria Fedeli e del ministro per la Coesione Claudio De Vincenti la discriminazione che da anni subiscono i genitori e gli studenti di scuole paritarie. La questione, ormai da tantissimi conosciuta, riguarda i famosi Pon (Programmi operativi nazionali, in questo settennio 2014-20 intitolati “Per la Scuola – competenze e ambienti per l’apprendimento”, finanziati dai Fondi strutturali europei) e i relativi bandi il cui accesso è riservato solo alle scuole statali e non quelle paritarie. Qual è la motivazione istituzionale? Le scuole paritarie italiane che pure appartengono all’unico sistema formativo italiano sono considerate “private” e quindi non hanno diritto di partecipare ai bandi e utilizzare “soldi europei”.
Sorge allora una prima domanda: ma la legge 62/2000 che afferma che le scuole paritarie fanno parte del sistema unico integrato di istruzione – e sono quindi a gestione privata, ma con funzione pubblica – è una legge italiana o no? Una seconda domanda viene di conseguenza: le scuole paritarie a chi “appartengono”? A quale Ministero? Chi deve spiegare all’Europa che le scuole paritarie sono a gestione privata come la maggior parte delle scuole europee, ma pubbliche e riconosciute totalmente nella loro funzione formativa dal Miur? Vogliamo dare un’occhiata alla Costituzione Italiana art. 33 a tutti noto per quel «…senza oneri per lo Stato» e ignorato volutamente quando recita: «La legge nel fissare i diritti e gli obblighi delle scuole non statali che chiedono la parità, deve assicurare a esse piena libertà e ai loro alunni un trattamento scolastico equipollente a quello degli alunni di scuole statali». La questione Pon e l’accesso vietato alle scuole paritarie ci indigna tutti, è un “di meno” per tutti perché è una discriminazione pesante che rende un po’ meno credibili le istituzioni che i ministri Fedeli e De Vincenti con serietà rappresentano.
Non parliamo di concessioni ma di diritti acquisiti da rispettare, di giustizia e di democrazia. L’accordo Miur/Europa firmato nel 2014 è illegale in quanto viola la legge 62/2000. Noi associazioni dei genitori e dei docenti di scuola paritaria e statale siamo certi che il percorso giusto sia tracciato e riconoscibile, non ci interessa recriminare su un passato, ma guardare avanti con fiducia certi che la giustizia è una virtù civica che fa crescere tutti noi come cittadini italiani, e come cittadini europei.